Sono moti i giochi che permettono di vivere in una realtà virtuale che consente un’esperienza totalmente coinvolgente in un ambiente che simula il mondo reale, permettendo all’utente di perdere l’orientamento da un lato, e scoprire nuovi mondi dall’altro.
Ma in questo caso non si tratta di un gioco, non è “The Sims” o ”Second Life”, ma di un esperimento, il primo nel suo genere nella storia dell’uomo. Mark Farid alloggerà per 672 ore in uno spazio costituito solo da un letto e da una zona servizi igienici e doccia. Questa zona sarà esposta costantemente al pubblico che potrà quindi osservare l’esperimento in tempo reale. Il progetto si chiama Seeing I e il suo costo si aggira sui 150.000 dollari.
“Guardare attraverso gli occhi di qualcun altro, anche se in differita di sei giorni, sarà un’esperienza artistica ed esistenziale – ha dichiarato Mark Farid in un’intervista – che avrà anche lo scopo di raccontarci qualcosa di più non solo sul mondo della realtà virtuale, ma anche su noi stessi”.
Per 24 ore al giorno per 28 giorni, Mark Farid indosserà un auricolare e occhiali speciali attraverso i quali sperimenterà la vita vissuta con gli occhi e le orecchie di un’altra persona. All’Altro è richiesto di indossare un paio di occhiali che catturano audio e video, questo filmato sarà poi guardato da Mark che ripeterà le stesse cose: mangerà ciò che l’altro mangia, berrà quello che l’altro beve e andrà in bagno quando l’altro va in bagno. Durante i 28 giorni Mark non avrà alcun tipo di interazione con la realtà ed è per questo che verrà seguito da uno psicologo per evitare eventuali problemi psico-fisici.
“Voglio capire se quello che siamo è un’identità individuale, o se c’è invece una sorta di identità culturale che ci determina” spiega Farid. “Sono cresciuto in città per tutta la mia vita. Perciò tutto quello che ho visto, i giardini urbani incasellati tra i palazzi, gli alberi piantati in posti specifici, il modo in cui il vento soffia lungo una strada… è tutto creato artificialmente. Ogni esperienza che abbiamo, è sintetica.”
Si tratta, dunque, di un esperimento sociale, psicologico antropologico e neurobiologico che metterà alla prova il nostro concetto di identità e permetterà di verificare fino a che punto la componente simulata della nostra quotidianità condizioni la nostra percezione del reale.