Un vegano malato di Alzheimer, dopo una vita passata a consumare alimenti a base vegetale e di verdure, scopre per errore le polpette e adesso si rifiuta di tornare alla sua solita dieta.
Il caso
L’uomo, Oscar 75 anni, è stato sempre un vegano convinto ed ha per questo sempre assunto solo e soltanto cibi a base di verdure e frutta. Adesso da quando è malato di Alzheimer vive in una struttura di accoglienza, dove per precisa prescrizione della moglie gli vengono serviti soltanto piatti che seguono il principio della dieta vegana. Un giorno, però, ha assaggiato per errore delle polpette al sugo e in quel momento si è accorto per la prima volta che a lui venivano proposti piatti completamente diversi, rispetto agli altri ospiti della struttura, e da allora si rifiuta categoricamente di consumare i piatti consumati fino a quel momento. A questo punto si apre un dilemma etico, dal momento che la moglie vuole che si continuino a somministrare al marito piatti che seguono la dieta vegana, come “avrebbe voluto il marito”.
Il dibattito
L’episodio è stato raccontato dalla rivista Lavoro Sociale del Centro Studi Erickson. Si è aperto un vero e proprio dibattito circa la decisione da prendere e ci si interroga se realmente un uomo malato di Alzheimer possa decidere della propria situazione o se dovrebbe essere invece la moglie a decidere per lui. Questa vicenda, infatti, sta dividendo l’opinione pubblica con pareri favorevoli ed altri contrari. Secondo Titti Frankel (Akademikerförbundet SSR, associazione professionale) ed Erik Blennberger (Ersta Sköndal University College, membro del Comitato etico del ministero svedese della Salute e del Welfare) Oscar dovrebbe avere diritto alle polpette di carne se le desidera secondo il principio che “gli ospiti di una struttura assistenziale debbono avere lo spazio per poter essere se stessi”. Al contrario invece Hilde Lindemann, docente di Filosofia alla Michigan State University, sostiene che Oscar non possa essere libero di scegliere Esplora il significato del termine «dato che soffre di demenza a uno stadio così avanzato da non poter più essere assistito a casa sua, sembra molto probabile che non sia più in grado di autodeterminarsi» e la moglie in questo caso, avendo trascorso trent’anni con lui, dovrebbe essere interpellata «anche se non dovrebbe prendere le decisioni da sola, visto che il caso coinvolge anche gli operatori della struttura. Dato che soffre di demenza a uno stadio così avanzato da non poter più essere assistito a casa sua, sembra molto probabile che non sia più in grado di autodeterminarsi» e la moglie in questo caso, avendo trascorso trent’anni con lui, dovrebbe essere chiamata in causa «anche se non dovrebbe prendere le decisioni da sola, visto che il caso coinvolge anche gli operatori della struttura».