Per ben 31 anni le cartucce del gioco dedicate al film E.T. per Atari Vcs 2600, e andate presto in fallimento perché invendute, sono state sepolte ad Alamogordo, una comune cittadina del New Messico. Per tutti questi anni si è sempre pensato che questa storia fosse una vera e propria leggenda, e che le cartucce invendute del 1983 fossero solamente frutto dell’immaginazione di molti. E invece no e la verità è emersa quasi per caso: il famoso tesoro è affiorato dalle viscere del deserto durante uno scavo cofinanziato da Microsoft, che ha portato alla luce una verità finora considerata frutto della fantasia. In questa remota parte del deserto erano sepolte migliaia, forse milioni di cartucce, seppellite in fondo alla sabbia visto che tenerle nei magazzini era diventato troppo ingombrante.
Ma risaliamo alla storia con ordine: nel lontano 1983 è stato creato il gioco per videogame Atari Vcs 2600, che dalle previsioni doveva vendere milioni di copie mentre invece è stato un flop colossale. Il gioco infatti era davvero brutto, e tuttora viene considerato il gioco peggiore di tutti i tempi. La mancata vendita causò un grande crack in tutto il mercato dei videogiochi, oltre che nelle finanze dell’Atari.
Per tutto questo tempo la storia ha assunto i contorni di una leggenda, perché i giochi erano presto scomparsi dalla circolazione, e finora nessuno poteva dire di averne visto almeno uno. Ma gli scavi effettuati da Xbox Entertainment Studios, Lightbox e Fuel Entertainment hanno fatto riemergere un tesoro di enormi proporzioni: si parla infatti di oltre 20 camion di materiale, e toccherà alle società decidere cosa farne. Molti giochi saranno ancora in ottimo stato, e una parte di essi sarà certamente conservata, mentre una buona parte sarà venduta come cimelio. La cosa più grandiosa è che di tutta la storia è stato anche realizzato un film, che senza dubbio avrà più successo dei giochi di allora.
La scoperta dei giochi è anche motivo di gioia per i numerosi collezionisti che amano circondarsi di pezzi rari, e faranno a gara per appropriarsi di un pezzo così importante, frutto di una sola edizione e che non ha avuto repliche.