In Italia si esegue solo la metà dei lavori di manutenzione stradale

L’Italia non tutela a sufficienza il suo patrimonio stradale che, con una lunghezza complessiva di mezzo milione di chilometri, viene attualmente valutato attorno ai 5.000 miliardi di euro. Buche e cedimenti sono una realtà sempre più evidente e rischiosa.

In Italia si esegue solo la metà dei lavori di manutenzione stradale

Stando al recente giudizio espresso dall’Associazione dei costruttori e manutentori delle Strade Italiane (Siteb), il nostro paese investe in maniera assai insufficiente in tema di manutenzione stradale. Quello che a tutti sembrerà scontato, è ora stato suffragato da una serie di dati preoccupanti forniti dalla Siteb stessa.

Nel 2016, i fondi investiti per la regolare manutenzione di una rete pari a mezzo milione di chilometri di strade sono stati identici a quelli di trent’anni fa. Il dato la dice lunga, soprattutto se si pensa che negli anni ’80 la rete era assai meno estesa e trafficata di quanto non lo sia oggi.

Per capire la portata del fenomeno, è sufficiente ricordare come solo negli ultimi otto anni manchino all’appello circa 10 miliardi di euro di investimenti. Michele Turrini, presidente della Siteb, rincara poi la dose ricordando che “per riportare la rete ai valori qualitativi standard del 2006, occorrerebbero almeno 40 miliardi di euro”. Il continuo risparmio e il conseguente rinvio dei lavori ha comportato una lunga serie di “spaccature e infiltrazioni d’acqua sulla superficie stradale che hanno compromesso molte arterie sin dalle fondazioni”.

Il trend degli ultimi anni ha conosciuto un’inversione di tendenza nel solo 2015, dove l’utilizzo di conglomerato bituminoso ha segnato un incremento del 3,7%. Il dato si giustifica con il completamento di alcune grandi opere localizzate soprattutto nel nord del Paese. È questo il caso di Expo 2015, della Brebemi e della Pedemontana.

Dopo l’eccezione segnata nel 2015, il 2016 ha nuovamente visto crollare il consumo di asfalto. La statistiche parlano chiaro: i milioni di tonnellate di asfalto utilizzati sono stati solo 22,4, ossia il 50% in meno della quantità usata 10 anni fa. Per Siteb, con una corretta manutenzione non si potrebbe andare al di sotto dei 40 milioni di tonnellate annue.

Alla luce di questi dati, non ci si stupisce se lo stesso Turrini abbia concluso sostenendo che “il nostro Paese oggi non ha bisogno di grandi opere, ma di rimettere in sesto e in sicurezza la rete esistente, prima che collassi”. Senza poi dimenticare che la rivalutazione del settore potrebbe comportare degli effetti positivi sulla sicurezza e non solo. È questo il caso dell’impatto ambientale, limitabile grazie ad attività di riciclaggio dell’asfalto o alla tecnologia catalitica, quella che per intenderci sarebbe in grado di assorbire componenti inquinanti come zolfo e ossidi di azoto.

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