Hacker cinesi attaccano una Tesla Model S

Un gruppo di hacker cinesi ha voluto dimostrare la vulnerabilità del software in dotazione alla vettura statunitense. Il costruttore è corso ai ripari, ma rimangono i dubbi sull’inviolabilità informatica dell’autovettura

Hacker cinesi attaccano una Tesla Model S

Quando parliamo di auto elettriche non possiamo non citare Tesla. La casa costruttrice californiana è sinonimo di soluzioni all’avanguardia, rese possibili grazie al consistente ricorso all’ausilio tecnologico. Al giorno d’oggi il settore automotive è sempre più dipendente dalla tecnologia, capace di garantire soluzioni che solo qualche decennio fa erano improponibili. 

Ma l’innovazione non è indolore. Oltre a comportare degli indubbi vantaggi, può generare anche dei risvolti imprevisti e potenzialmente rovinosi. A dimostrarlo ci ha pensato un gruppo di ricercatori del Keen Security Lab, divisione che fa capo a Tencent, colosso cinese di internet e dei servizi social via web. Nell’occasione i componenti della squadra hanno deciso di vestire i panni di pericolosi e spietati hacker senza scrupoli. Il loro intento era quello di testare l’inviolabilità dei sistemi informatici della casa automobilistica incoronata nel 2015 da “Forbes” come la più innovativa a livello mondiale.  

Per il team di hacker, impossessarsi della berlina elettrica è stato relativamente semplice. Per l’occasione è stato sufficiente avvalersi di un hotspot Wi-Fi appositamente configurato per attaccare il software della vettura. A quel punto hanno potuto accedere alle principali funzionalità dell’auto come aprire portiere e bagagliaio oppure frenare. Ma non si sono certo accontentati: sono riusciti anche ad accendere gli indicatori di direzione, a ripiegare gli specchietti retrovisori oltre a regolare i sedili elettrici. Il loro controllo in remoto è stato possibile anche con la vettura in movimento.   

La società statunitense non ha certo potuto rimanere inerme. Informata dagli “hacker” stessi, che per l’occasione avevano documentato con un video il loro attacco, nel giro di 10 giorni ha rimediato al bug grazie ad un aggiornamento del software. In una nota la casa costruttrice ha però voluto precisare che “la questione ha dimostrato che la violazione è possibile solamente nel caso il browser web sia attivato, la macchina dovrebbe inoltre essere fisicamente vicina e collegata ad un hotspot Wi-Fi pericoloso. La nostra stima realistica è che il rischio per i clienti è davvero molto basso, ma ciò non ci ha impedito di rispondere prontamente e rapidamente”. 

Al di là del comunicato rilasciato da Tesla, i dubbi sulla sicurezza delle attuali vetture iperconnesse rimangono. L’uso massiccio della tecnologia comporta degli indubbi vantaggi, ma un abuso incontrollato potrebbe dimostrarsi controproducente. Sarà proprio questo uno dei grandi temi ai quali i costruttori di auto dovranno rispondere nell’immediato futuro. 

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