Carburanti, a gennaio 2026 cambia la tassazione: diesel più caro, benzina in calo

A gennaio 2026 il riallineamento delle accise sui carburanti porterà a un aumento di 3 centesimi al litro per il diesel e a un lieve calo della benzina, riducendo la differenza di prezzo tra i due carburanti.

Carburanti, a gennaio 2026 cambia la tassazione: diesel più caro, benzina in calo

A partire dal primo gennaio 2026, entrerà in vigore un riallineamento delle accise sui carburanti che modificherà i prezzi alla pompa. La misura, parte della manovra fiscale approvata dal Governo, porterà ad un aumento di circa 3 centesimi al litro per il diesel, mentre la benzina registrerà un lieve calo, riducendo così la forbice tra i due principali carburanti.

A segnalarlo è l’UNEM, l’Unione Energie per la Mobilità, attraverso il suo rapporto Preconsuntivo energia e mobilità 2025, con il presidente Gianni Murano che spiega come la misura avrà anche un impatto positivo sulle casse dello Stato, stimato in circa 2 miliardi di euro tra il 2026 e il 2030. Il 2025 ha visto i prezzi dei carburanti attestarsi ai minimi dal 2022, con la benzina mediamente a 1,733 euro al litro e il diesel a 1,652 euro al litro, rispettivamente 8-9 centesimi in meno rispetto al 2024.

La manovra sulle accise punta a riequilibrare la differenza tra i due carburanti, evitando che il diesel resti significativamente più economico della benzina. Tuttavia, rimane alta l’attenzione sulle eventuali speculazioni di mercato, poiché precedenti riallineamenti avevano visto aumentare il prezzo del gasolio senza un parallelo calo della benzina, come denunciato in passato dal Codacons.

Il contesto energetico italiano nel 2025 mostra una domanda pressoché stabile, pari a 142,1 Mtep (-0,3%), con emissioni di CO2 calate del 13% rispetto al 2021. Il petrolio continua a rappresentare la principale fonte di energia, con una quota del 37%, seguito dal gas naturale al 36,5%. Le rinnovabili, pur mantenendo un peso significativo, hanno registrato una flessione dello 0,9%, penalizzate soprattutto dalla riduzione della produzione idroelettrica (-20%).

Complessivamente, le fonti rinnovabili hanno contribuito per il 21,5% alla domanda di energia e per il 39% alla generazione di energia elettrica. Dal lato dei consumi petroliferi, si osserva una diminuzione del 2,8%, legata al crollo della petrolchimica (-37%), mentre cresce la domanda di carburanti per la mobilità, con la benzina in aumento del 3,8% e il jet fuel del 2,2%. L’Italia continua a dipendere dall’importazione di greggio, in particolare dall’Africa, che contribuisce per il 42% alle forniture complessive provenienti da 14 Paesi su un totale di 31, con un totale di 90 tipi di petrolio importati.

Continua a leggere su Fidelity News