Era il 2016 quando venne annunciata e, poi, per quasi 2 anni, non se n’è saputo più nulla. Poi, tutto d’un tratto, quando i lavori erano ormai avanzati, gli ingegneri della britannica Aston Martin hanno ritenuto opportuno mostrarne l’evoluzione aerodinamica quasi definitiva (al 95%): stiamo parlando della sportivissima Aston Martin Valkyrie.
La Aston Martin Valkyrie è, ad oggi, il veicolo che più si avvicina al concetto di monoposto da F1: innanzitutto, è stata realizzata grazie alla partnership con la Red Bull Racing, e progettata dal suo team principal, da quell’Adrian Newey, che – nelle competizioni da circuito – ha qualcosa come trent’anni d’esperienza. Oltre a questo, la Valkyrie – dotata di una scocca in carbonio – riesce a convertire il suo peso, pari a 1000 kg, in 1000 cavalli vapore, con un rapporto peso/potenza 1:1 letteralmente impressionante.
Il merito di questo risultato va, innanzitutto, alla propulsione: quest’ultima, di tipo ibrido, è basata sul motore termodinamico della Cosworth, un V12 aspirato con cilindrata da 6.5 litri, assistito da un sistema per il recupero dell’energia che fa le veci del Kers in F1, realizzato dalla croata Rimac, specialista nel curare la realizzazione di supercar elettriche.
Un altro elemento che influisce sulle prestazioni da quasi F1 è l’aerodinamica: la Aston Martin Valkyrie non ha uno scivolo estrattore sul retro, ma incrementa l’aderenza al suolo (garantita anche dalla bassa elevazione rispetto alla strada) grazie all’intero dorso inferiore che, sul davanti, nell’avantreno, annovera una concavità che permette di sfruttare appieno il paradosso idrodinamico dell’effetto Venturi. In pratica, con un musetto quasi da F1 (seppur armonizzato nei parafanghi laterali), la Valkyrie ha un valore di deportanza notevole che le consente di far a meno di alettoni o spoiler.
L’abitacolo è un altro spettacolo della progettazione. All’interno di una vasca in carbonio, troviamo i sedili direttamente ricavati nella struttura, con un volante che può essere rimosso – a fine percorso – proprio come nelle monoposto da competizione: le forme interne sono assai pulite, e l’unica interfaccia tra uomo e meccanica è gestito da un infotainment OLED molto piccolo ed elegante, posto al centro della plancia.
Aston Martin Valkyrie sarà prodotta in edizione limitata, in tutti i sensi: dei 175 esemplari che usciranno dallo storico stabilimento di Gaydon, Inghilterra, 25 saranno finalizzati all’uso su pista. Oltre a ciò, il prezzo per accaparrarsi un’auto del genere, sarà decisamente poco popolare, visto che occorrerà sborsare 3.5 milioni di euro a veicolo: in compenso, sembra che l’intenzione dell’azienda sia di usare la Valkyrie come base tecnica e casus studi per una serie di “normali” auto sportive dotate di motore centrale.