Giovanni e Giacomo: il punto di vista dell’amore

Una risposta a Giacomo Mazzariol che ha scritto una lettera al giornale “Repubblica” nella quale spiega che non vuole invocare rispetto per il fratello Giovanni affetto da sindrome di Down, ma testimoniare che l’amore è capace di demolire i luoghi comuni

Giovanni e Giacomo: il punto di vista dell’amore

Fanno riflettere le tue parole.

Questa estate è stato detto che in albergo i disabili sono troppi, che non va bene che gli altri bambini, chissà perché, condividano con loro i giochi o i tavolini nei ristoranti. Ci racconti inoltre, che quest’estate si ostinavano ad usare la parola disabili, mentre Giovanni, tuo fratello è abile in un modo diverso da quello che conosciamo noi… È vero che anch’io, come te, e chissà quante altre persone, abbiamo dei “soli modi” di pensare, di agire che affidiamo a quel “si è sempre fatto così”. E più andrai avanti con l’età, più ti accorgerai che cambiare, cercare un altro punto di vista non sarà facile. Ultimamente, a questo proposito, per convincermi che si può fare anche diversamente, ripeto a me stessa: “Ma dov’è scritto che si deve fare così”.

Avere un cromosoma in più, non significa solo essere teneri o duri, lenti o veloci, avere bisogno di una mano in ogni cosa. Da quanto scrivi intuisco che Gio taglia il mondo a metà non per catalogare, per separare, per dividere… ma lo taglia per moltiplicare. I suoi amici non hanno confini bianco e nero, tant’è raccogliere margherite o giocare a calcio, per Giovanni bianco e nero stanno insieme, raccogliere margherite e giocare a calcio convivono serenamente nel mondo di tuo fratello e allo stesso tempo non sono la stessa cosa, ma ogni cosa, ogni attimo ha un suo valore, una sua importanza: è unico. Un mondo libero da pregiudizi, un mondo lontano dalle discriminazioni, un mondo capace di andare fuori dalle righe, restando in riga… un mondo sognato se non da tutti, sicuramente da molti, quello di Gio.

Carissimo Giacomo hai fatto bene a comunicarci il tuo modo di vedere Gio, di stare al suo fianco. Mi piace pensarti quando sorridi per il casco da bici indossato in auto o stai al gioco del nascondino dietro alla porta di vetro. Dov’è scritto che il casco si usa solo correndo in bicicletta? Dov’è scritto che a nascondino ci si deve nascondere dietro una porta di legno? Questo è un altro gioco, un’altra storia!

Con la tua lettera non vuoi “invocare rispetto per la diversità o affermare “che è giusto e doveroso conoscere e apprezzare tutti” e allora lo faccio io, chiedo rispetto per Gio e per quanti come lui sono abili in un modo diverso. Grazie per la tua testimonianza di gioia a fianco di tuo fratello, Gio.

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