Facebook: rumors sul FaceCoin e sulla sicurezza di Zuckerberg, denuncia di alcuni sviluppatori, critiche interne

Nel dimostrare attenzione alla privacy, Facebook - che potrebbe lanciare la sua criptomoneta FaceCoin entro l'anno - ha denunciato 2 developer per accesso non autorizzato ai dati degli utenti: tutte mosse che, però, non convincono l'ex mentore di Zuckerberg.

Facebook: rumors sul FaceCoin e sulla sicurezza di Zuckerberg, denuncia di alcuni sviluppatori, critiche interne

Facebook potrebbe serbare grosse sorprese entro l’anno, in particolar modo per il suo chimerico sistema di micropagamenti basati su una stablecoin proprietaria. In ogni caso (ma non per tutti), Menlo Park ha cambiato atteggiamento verso chi mette in pericolo i dati personali dei suoi utenti, ed è sempre elevato il grado di protezione che il social ha stretto attorno al suo creatore e CEO. 

La prima novità relativa a Facebook riguarda la criptovaluta, di tipo stablecoin che, secondo molti, sarebbe in corso di sviluppo, grazie a 50 ingegneri capitanati dall’ex PayPal David Marcus: nelle scorse ore, diverse voci hanno ipotizzato che tale progetto potrebbe vedere la luce entro la fine del 2019 e l’inizio dell’anno seguente.

Ad esserne particolarmente convinto è l’analista della banca d’affari Barclays, Ross Sandler che, in una lettera agli investitori, ha spiegato come l’introduzione di una valuta digitale made by Menlo Park, evoluzione dei “vecchi” crediti già presenti sul social, potrebbe incrementare le entrate dell’azienda, che nel 2017 sono state quasi tutte (39.9 su 40.6 mld di $) ottenute con la pubblicità, di circa 3/19 miliardi di dollari. Ulteriori dettagli non sono noti, se non che – nel momento in cui dovesse nascere – il sistema dei micropagamenti di Facebook/WhatsApp dovrebbe confrontarsi con quello già in auge noto come WeChat Pay, e – forse – con un’analoga iniziativa da parte di Telegram.

Non meno interessate è la notizia che proviene dall’Ucraina. Di recente, Facebook ha denunciato 4 aziende cinesi per la compravendita di like e follower falsi anche sulle sue piattaforme ed il cambio di rotta del gruppo social è proseguito anche con le cause legali intentati a due sviluppatori ucraini, Gleb Sluchevsky e Andrey Gorbachov, accusati di aver violato il Computer Fraud and Abuse Act statunitense nell’impossessarsi dei dati personali di circa 63 mila utenti in modo non autorizzato: secondo lo staff di Zuckerberg, ciò sarebbe accaduto tramite alcuni test della personalità per compilare i quali veniva chiesto all’utente di installare un’estensione sul browser, in ragione della quale tali developer accedevano (probabilmente per rivenderle) a tutte le informazioni garantite dal login di Facebook, comprese quelle non visibili come la lista degli amici.

Decisamente curioso, invece, è quanto emerge grazie al rimbalzo mediatico di Mondofox, secondo il quale sito l’influentissimo Zuckerberg sarebbe protetto da una squadra di sicurezza guidata da un ex membro (Jill Leavens Jones) dei servizi speciali USA, nell’ambito di controlli del valore di 10 milioni di dollari, ovviamente estesi anche alla sua famiglia. Tra le cautele adottate per il giovane CEO, diverse guardie del corpo travestite da software engineers, il divieto di fotografare sia Mark che il suo ufficio, il monitoraggio degli stalkers (già emerso qualche mese fa) e – per alcuni – anche uno scivolo segreto, nel suo studio, che – dal pavimento – gli permetterebbe di abbandonare in frett’e furia Menlo Park nel caso di un’emergenza.

Infine, la stoccata da novantaRoger McNamee, famoso per essere stato uno dei primi investitori di Zuckerberg, al quale consigliò non poche mosse operative (es. assumere in qualità di direttore operativo la discussa Sheryl Sandberg), da qualche anno critico verso il suo ex pupillo, ha commentato la neonata passione di quest’ultimo per la privacy, spiegando – in pratica – che si tratta di una pura operazione di marketing per dimostrare buona volontà e distogliere l’attenzione delle istituzioni, visto che potrebbe arrivare una pesante contromisura da parte della Federal Trade Commission.

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