Facebook: cambia l’algoritmo del NewsFeed, repulisti anti fake-news, ricerche AI, rapporti con le autorità USA

Inizio di settimana pregno di novità per Facebook, impegnata sul fronte dell'intelligenza artificiale, nel modificare il NewsFeed, e nel bonificarlo dalle fake news. Tutto ciò nonostante si prospettino 20 anni di supervisione governativa in materia di privacy.

Facebook: cambia l’algoritmo del NewsFeed, repulisti anti fake-news, ricerche AI, rapporti con le autorità USA

Facebook, ormai una sorta di Rete nella Rete, ha nuovamente annunciato delle importanti novità, per quel che concerne le sue sfere di interesse, con l’ennesima modifica al proprio News Feed, un nuovo repulisti di account volti alla disinformazione, ed ulteriori ricerche sull’intelligenza artificiale. Nel frattempo, però, anche se cala la tensione sui gruppi improvvisamente diventati “segreti”, il social – preso di mira anche dal senatore Bernie Sanders – potrebbe essere costretto a 20 anni di sorveglianza governativa in materia di privacy.

La prima novità riguardante il noto social in blu è stata illustrata, con un post ufficiale, da alcuni membri dello staff di Mark Zuckerberg, secondo i quali, a seguito di uno studio sull’uso tipico della piattaforma, e di alcuni sondaggi condotti presso gli utenti, si è deciso per una nuova modifica dell’algoritmo che presiede al funzionamento del NewsFeed, con lo scopo di migliorare la qualità del tempo trascorso su Facebook.

La modifica, con implementazione graduale nelle prossime settimane, sarà incentrata su due punti: innanzitutto, verranno mostrati in cima al Feed i post degli amici più cari, intesi come coloro da cui si viene taggati, quelli di cui si commentano o likkano di più i post, o quelli che spesso si trovano a frequentare gli stessi posti. In più, saranno privilegiati anche i post con link ritenuti utili, e meritevoli del tempo dell’utente, in base a parametri come chi ha condiviso il post, la natura dello stesso, il pubblico raggiunto, all’interno di un processo che coinvolgerà indirettamente anche le Pagine, posto che – come detto – si darà priorità ai post con link la cui condivisione è avvenutta ad opera delle persone (più interessanti). 

Un’altra iniziativa riconducibile a Facebook riguarda, invece, il consueto repulisti contro gli account accusati di propagare informazioni false. A tal scopo, la News Room del social ha reso noto d’aver stoppato circa 265 account, di Instagram, ma anche di Facebook (pagine e gruppi), che – riconducibili all’agenzia israeliana Archimedes Group – diffondevano false informazioni sui polici presenti in varie nazioni del Sud Est Asiatico, di alcuni paesi africani, e dell’America Latina. Secondo quanto emerso, inoltre, l’azienda in questione, dal 2012 avrebbe investito ingenti somme (circa 812mila dollari) per pubblicizzare sul social i contenuti degli account coinvolti, uno dei quali seguito da 2.8 milioni di follower.

Anche l’intelligenza artificiale è un campo nel quale Facebook è da sempre molto attiva. Di recente, la divisione Facebook AI Research ha iniziato a sperimentare, a Menlo Park, ma anche nei laboratori di New York (Pittsburgh), dei sistemi di apprendimento avanzato che dovrebbero insegnare, a dei robot ragni a 6 zampe, a muoversi autonomamente, dopo alcuni tentativi ed errori, in base a parametri come la consapevolezza dei propri mezzi, la conoscenza dell’ambiente, e l’adattabilità allo stesso. Al momento, non è chiaro l’impiego finale di tali studi che, però, non essendo finalizzati alla produzione di un prodotto specifico, potrebbero comunque servire a migliorare le dinamiche di apprendimento, con valide ricadute sulla moderazione in tempo reale dei contenuti (critici).

Ovviamente, non sono mancati dei problemi in seno a Menlo Park. Uno di questi, rappresentato dal fatto che molti gruppi sono diventati ultimamente “segreti”, si avvia al chiarimento: a quanto sembra, molti amministratori di gruppi avevano cambiato lo status dei rispettivi gruppi per evitare delle pratiche di zuccing, in cui alcuni “provocatori” si iscrivevano in massa ad un gruppo, pubblicavano contenuti che violavano le regole del social, li segnalavano, ottenendo il blocco del gruppo. Onde ottenere migliori strumenti di tutela, gli amministratori avevano quindi deciso di attivare delle restrizioni ai gruppi, poi progressivamente rimosse quando Facebook ha preso dei provvedimenti in tema, bloccando coloro (l’Indonesian Reporting Commission) da cui era partito tutto. 

Tra non molto potrebbe arrivare a conclusione l’indagine avviata dalla Federal Communications Commission americana per verificare se Facebook abbia violato un accordo del 2011 col quale si impegnava a mantenere riservate le informazioni degli utenti, chiedendo la loro autorizzazione prima di cederli a terzi. Secondo le ultimi voci trapelate, oltre ai 5 milioni di dollari di multa, ed al riconoscimento di Zuckerberg quale responsabile per la privacy del social, si potrebbe arrivare anche a 20 anni di monitoraggio governativo verso le policy del social in materia di riservatezza.

Di sicuro, ciò non sembra bastare al senatore democratico, e probabile candidato alle primarie Dem, Bernie Sander che, come la collega Warren, nell’etichettare Facebook quale monopolista, si è detto favorevole alla proposta di smembrarlo, contrariamente al sempre democratico Joe Biden che, invece, ha ritenuto come prematuro il discutere di una simile misura. 

 

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