Facebook: ancora problemi con Libra, polemiche sui contenuti da rimuovere, gaming VR, trasparenza inserzioni

Facebook, realtà complessa come poche, si è mostrata impegnata in iniziative per il gaming VR e per la trasparenza pubblicitaria senza, però, perdersi il consueto carico di critiche per la questione dei contenuti illeciti e per la criptomoneta Libra.

Facebook: ancora problemi con Libra, polemiche sui contenuti da rimuovere, gaming VR, trasparenza inserzioni

Se il fine settimana di YouTube si è appena avviato all’insegna delle tante novità in corso di rilascio, per Facebook – pure impegnata in progetti di gaming VR via Oculus e di trasparenza delle inserzioni pubblicitarie – è ancora tempo di attriti con le istituzioni, a proposito di Libra e dei contenuti non leciti, e col presidente Trump.

In casa Facebook, uno degli argomenti che continua a sollevare discussioni è, ancora una volta, quello della criptomoneta Libra, gestita da un consorzio formato ad oggi di 28 aziende (auspicabilmente 100 entro il 2020), e presieduto da Bertrand Perez: proprio quest’ultimo, intervenuto in un forum sull’economia digitale promosso da Confindustria Giovani, ha fornito ulteriori dettagli sul nuovo conio digitale in questione, spiegando che – non essendo molto volatile – sarà usato per i micropagamenti tra utenti (con conversioni da euro in Libra e viceversa), ma anche per intervenire laddove le banche latitano, coinvolgendo nei servizi bancari quei quasi 2 (1.7) miliardi di persone che ne sono esclusi, con particolare attenzione alle rimesse di denaro verso casa: ogni anno, questo transito coinvolge 700 miliardi di dollari di trasferimenti, ma è gravato da commissioni medie del 7%. Libra, quindi, mira a insinuarsi in questa lacuna, fornendo un egual servizio in modo migliore, a più persone, a un costo più basso.

Peccato che, a fronte di queste potenzialità, siano sempre di più le figure istituzioni che, negli ultimi tempi, stanno palesando preoccupazioni nei riguardi di Libra: oltre a vari membri delle commissioni finanziarie delle Camere del Congresso (es. Maxine Waters che ne presiede una), si è pronunciato in merito anche il presidente della Banca Centrale degli Stai Uniti (la Federal Reserve), Jerome Powell che, per nulla convinto dalle rassicurazioni ottenute nei mesi scorsi dal social in blu, si è detto preoccupato per l’impatto che Libra, potenzialmente usabile da oltre 2 miliardi di aderenti ai vari servizi di Menlo Park, potrebbe avere su vari ambiti, tra cui la stabilità finanziaria, la privacy e la tutela dei consumatori, il riciclaggio di danaro sporco, ed il finanziamento del terrorismo. Per tale motivo, auspicandosi comunque severi controlli in merito da parte del Dipartimento del Tesoro, Powell ha reso noto d’aver messo a lavoro, su Libra, una task force impegnata anche in un continuo coordinamento con Stati e Banche centrali nazionali. 

Se ancora non bastasse la stoccata assestata a Libra dalla massima autorità finanziaria americana, c’è da considerare anche il parere del presidente Donald Trump, già di default ostile a Facebook (e Google) per presunte discriminazioni verso i conservatori: il magnate a stelle e strisce, nel corso di una serie di cinguettii su Twitter, ha ammesso di esser diffidente per natura verso le criptovalute, così volatili, che potrebbero prestarsi a finanziare traffici illeciti, spiegando che per Libra l’unica via d’uscita potrebbe essere quella che Facebook si assoggetti a tutte le normative bancarie, diventando di fatto un istituto di credito come tutti gli altri. 

Anche la gestione dei contenuti online, attuata da Facebook, è stata di recente presa di mira. Facendo seguito a un’analoga iniziativa legislativa varata dalla Germania nel Gennaio del 2018, l’Assemblea Nazionale francese ha approvato una legge che, oltre a una tassa del 3% sui guadagni dei colossi del web maturati su territorio transalpino, obbliga questi ultimi a rimuovere, entro e non oltre le 24 ore dalla scoperta, i contenuti di incitazione all’odio, alla violenza, di pornografia infantile, e impostati sulla discriminazione religiosa e/o razziale. 

Nonostante i problemi in questione, Facebook continua a macinare iniziative, nei campi più disparati in cui opera. Il portale The Information, a dimostrazione di tale assunto, ha pubblicato l’indiscrezione secondo cui Facebook avrebbe stipulato degli accordi con la gaming house Ubisoft per portare sui visori proprietari Oculus (tra cui Questversioni ad hoc di “Tom Clancy’s Splinter Cell” e “Assassin’s Creed”, nell’ambito di un progetto coordinato da Jason Rubin, passato alle iniziative speciali in ambito gaming proprio dopo essersi occupato per diverso tempo dei contenuti di Oculus che, in tal modo, grazie a giochi esclusivi, dovrebbe ricevere un boost nella diffusione. 

Molto spesso, gli utenti del social si sono chiesti perché mai visualizzino determinate inserzioni e, sino a poco tempo fa, il menu contestuale ad esse collegato permetteva di ottenere spiegazioni alquanto generiche: ora, invece, con i cambiamenti appena annunciati e introdotti da Menlo Park, si potrà sapere se la comparsa di un banner sia imputabile a una pagina visitata sul social, a un sito navigato sul web, o – via sezione “Preferenze annunci” (scheda “Inserzionisti e Aziende”) – a un database di propri dati personali caricati da qualche società, e quali interessi possano aver concorso a determinarne la comparsa potendo – prossimamente – anche scegliere quali annunci visualizzare o meno.

 

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