Facebook: al lavoro sul clone di TikTok, progetto formativo digitale in India, audizione su Libra, polemiche con Google

Secondo alcuni rumors, Facebook sarebbe impegnata nel clonare TikTok, e in un progetto formativo destinato alle donne in India: nel contempo, inizia l'audizione senatoriale a proposito di Libra, e sorgono accuse di spionaggio indirizzate alla rivale Google.

Facebook: al lavoro sul clone di TikTok, progetto formativo digitale in India, audizione su Libra, polemiche con Google

Facebook, sempre più sugli scudi, con i suoi circa 2 miliardi di utenti, è al centro dell’attenzione anche in tema di semplici speculazioni, come quelle che la vorrebbero impegnata nel progettare un anti TikTok. Tale progetto, a fianco di uno più concreto, di carattere formativo, varato in India, non sembrano averle risparmiato i nuovi strali giunti a proposito del progetto Libra: sarà per questo, forse, che un suo celebre finanziatore ha pensato di accusare i rivali di Google di un flirt con l’intelligence cinese. 

Qualche giorno fa, trapelò l’indiscrezione, poi confermata dallo stesso interessato, dell’assunzione – presso Facebook – di Jason Toff, con un passato anche presso Twitter e Vine che, durante la sua permanenza nel quartier generale di Google, ne aveva coordinato la divisione sperimentale “Area 120”, molto simile al team NPE che dovrà dirigere per conto di Facebook. Secondo molti, Toff, che si è occupato anche di VR a Mountain View, nella sua nuova mission potrebbe essere chiamato a realizzare un clone di TikTok, l’applicazione multimediale per teenager che, creata dalla pechinese ByteDance, secondo Tower Sense, nel primo semestre del 2019 è arrivata a detenere una base d’utenza di 344 milioni di iscritti.

Passando ad elementi di maggior concretezza, dall’India giunge notizia di un’iniziativa formativa varata da Facebook in collaborazione con il Common Services Center (CSC) e la HDFC Bank. Secondo i dettagli emersi, Facebook sarà incaricata di predisporre un piano di studi, destinato a 5.000 donne di vari Stati rurali del continente indiano, di modo che, tornate a casa, possano aiutare a loro volta gli imprenditori locali ad andare online sia per migliorare le loro attività che per garantirvi un maggiore sbocco sul mercato

Purtroppo, come spesso accade quando si parla di Facebook, è ben difficile limitarsi alle sole notizie positive. Secondo un trend recente, quelle negative arrivano a proposito di Libra: al cospetto della commissione finanziaria del Senato americano è cominciata l’audizione del capo-progetto David Marcus, e l’accoglienza non è stata delle migliori. Il senatore repubblicano Mike Crapo, dettosi preoccupato per il già notevole potere detenuto da Facebook grazie alla gran molte di dati gestita, in vista dell’arrivo di Libra, ha ravvisato la necessità di dare agli utenti un reale controllo sulle informazioni personali, di modo che ne possano prevenire un cattivo uso, un po’ come successo ai tempi di Cambridge Analytica. Il democratico Sherrod Brown, nel paragonare il social al bambino che giocando col fuoco ha incendiato casa, ha osservato come sarebbe una pazzia, visti i precedenti, permettere a Menlo Park di armeggiare anche con i conti correnti delle persone. Anche oltreoceano, le stilettate a Facebook per il progetto Libra non accennano a placarsi: a scendere in campo contro la criptovaluta in blu è anche il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble che, in un’intervista alla Bild, ha etichettato Libra come una minaccia alla sovranità statale, visto che si propone come alternativa alla moneta nazionale (l’euro). 

Se ancora non bastassero le grane attuali, è lecito attendersi qualche contraccolpo per quanto asserito dal miliardario Peter Thiel, finanziatore di Facebook e membro del suo consiglio d’amministrazione, visto che – nel corso della National Conservatism Conference organizzata nella capitale americana Washington – ha chiesto a CIA ed FBI di indagare Google per tradimento visto che il suo rifiuto di collaborare con le forze armate americane nasconderebbe eventuali infiltrazioni da parte dell’intelligence cinese, con Google che sarebbe impegnata – al fianco delle autorità di Pechino – in varie attività hi-tech, in particolar modo sostanziate in ricerche sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale. Google, per ora, ha reagito semplicemente con una lapidaria smentita (“Non lavoriamo per la Cina“), ma è lecito attendersi che le polemiche in questione non si esauriranno certo qui. 

Continua a leggere su Fidelity News