Attenzione: riecco la truffa-ricatto dell’account hackerato

Secondo alcune testate adibite alla verifica delle notizie, sembra tornata in auge la truffa ricattatoria dell'account hackerato che, in cambio del versamento di una cifra in BitCoin, promette di non divulgare alcune nostre immagini compromettenti.

Attenzione: riecco la truffa-ricatto dell’account hackerato

Diverse testate specializzate nella verifica delle notizie, tra cui la puntualissima Bufale.net, hanno segnalato la recrudescenza di una pericolosa (è un vero e proprio ricatto) truffa, quella del cosiddetto “account hackerato” che, mutatis mutandis, è tornata a calcare le mail degli internauti italiani a qualche settimana dalle prime avvisaglie. 

Nello specifico, qualche settimana fa, a diversi account aziendali giunse una missiva digitale in cui un presunto hacker richiedeva circa 3.200 dollari da pagare in BitCoin per non divulgare delle immagini compromettenti della vittima, sorpresa a visitare certi siti porno. Ebbene, la truffa in oggetto, con evidenti scopi ricattatori, è tornata a colpire, anche nelle mail degli utenti comuni, mantenendo alcune parti, e variandone altre.

La parte immutata riguarda la spiegazione di come si sia finiti nelle maglie degli hacker, ovvero visitando dei siti porno infetti a causa dei quali i malintenzionati avrebbero preso il controllo del nostro PC (da qui, la gestione automatica della sua webcam per riprenderci in gesti inconsulti, e nella fruizione di questo o quel contenuto discutibile), e di un account di posta elettronica (in modo da poter inoltrare i contenuti compromettenti, immagini in particolare, ai contatti della relativa rubrica).

A variare, invece, sono alcuni dettagli: ora, infatti, il truffatore si “accontenta” di 300 dollari in BitCoin, da versare a un dato portafoglio criptato entro 48 ore dalla lettura del messaggio (verificata grazie all’inclusione di un “pixel speciale” nell’html del medesimo), e non più entro la giornata (limite tanto più stridente in quanto per comprare le criptomonete veniva prospettata una tempistica di qualche giorno). Inoltre, il tono ostile della prima ondata ricattatoria cede il passo persino a un intento “educativo”, con l’hacker che si augura che tale storia gli insegni a prendersi meglio cura della propria sicurezza, magari in un modo più adeguato. 

Differenze a parte, nell’affrontare anche il nuovo caso di email ricattatorie di cui sopra valgono i medesimi consigli forniti in precedenza dalla Polizia Postale: avere ed aggiornare costantemente degli antivirus sul proprio computer, cambiare spesso – e con soluzioni complesse – le password dei propri account (usandone di diverse per ognuno di essi e mai la stessa per tutti), denunciare l’eventuale ricezione di questo ricatto (onde consentire alla PolPost di intervenire tempestivamente), e mantenere la calma (visto che, secondo le forze dell’ordine, sarebbe impossibile per un hacker installare un virus tramite un video, per prenderne il controllo da remoto, attivandone la webcam senza esser notato. 

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