Carlo Cottarelli, il 64enne ex commissario alla spending review che ha rimesso il mandato per consentire la nascita dell’attuale esecutivo politico, ospite fisso di Fazio Fazio a “Che tempo che fa”costa alla Rai 6.500 euro a puntata. Le polemiche esplose hanno portato ad un’interrogazione parlamentare: il senatore Maurizio Gasparri – Forza Italia – ha chiesto delucidazioni in merito dell’onere finanziario sostenuto dall’azienda per avere come ospite il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici. Secondo la Rai i soldi versati dalla società Officina, controllata al 50 per cento da Fabio Fazio, sono incassati dall’Università Cattolica.
“La Rai ha un accordo-quadro di appalto parziale con la società Officina per la realizzazione delle puntate di Che tempo che fa, approvato nel giugno 2017 dal precedente consiglio di amministrazione; all’interno di tale contratto è previsto un valore forfettario a puntata per la presenza degli ospiti e per le relative spese. E’ pertanto Officina che stipula direttamente i contratti con gli ospiti” ha sostenuto l’azienda nel suo comunicato.
La Rai sostiene che Cottarelli ha sottoscritto una liberatoria, con relativa cessione dei diritti di immagine, per la partecipazione al programma a titolo gratuito, mentre la Cattolica ha firmato un contratto per la fornitura dei contenuti del professore: per tale consulenza l’ateneo riceve 6.500 euro a puntata.
Il commento di Matteo Salvini
Il vicepremier Matteo Salvini ha criticato ferocemente anche il compenso del conduttore Fabio Fazio sostenendo di aver rifiutato l’invito molte volte per coerenza: “Per me non è corretto che ci siano stipendi nel pubblico come quelli, cambio canale“. Occorre ricordare che il compenso del presentatore: 11,2 milioni di euro per 4 anni.
Gianluigi Paragone del M5S ha commentato l’affaire Cottarelli affermando che l’omelia domenicale di Fazio è inaccettabile e che l’ex commissario alla spending review esegue un lavaggio del cervello agli italiani, cerca di convincerli che le manovre di un governo populista sono errate a priori.