Spotify: attivo il controllo della posizione per Spotify Family, sfida alle majors con SoundBetter

Weekend di grandi novità, non sempre gradite, per Spotify che, dopo essersi espanso acquistando SoundBetter per mirare al mercato della musica indipendente, tagliando fuori le etichette, ha dichiarato guerra agli abusi dell'abbonamento familiare.

Spotify: attivo il controllo della posizione per Spotify Family, sfida alle majors con SoundBetter

Spotify, il colosso svedese dello streaming musicale fondato da Daniel Ek, è riuscito a imporsi mediaticamente, negli ultimi giorni, a causa di due diversi episodi, tra cui uno relativo a una nuova acquisizione ed uno inerente ad una non gradita variazione nelle policy d’uso.

Interessata a differenziare il proprio raggio d’azione, Spotify non è nuova nell’assestare piccole ma mirate acquisizioni, basti pensare all’ingresso nel mondo dei podcast grazie ad Anchor, app che si occupa di consentirne una semplice registrazione via smartphone.

Ora, è la volta della musica indipendente, con un’altra sessione di shopping, che ha portato a controllare SoundBetter, piccola realtà specializzata nel mettere in contatto musicisti indipendenti con professionisti e produttori del settore musicale, e nell’aiutarli a distribuire le proprie creazioni: il servizio, secondo quanto è stato confermato, resterà attivo come realtà a sé stante, ma sarà anche integrato in Spotify for Artists che, sino a poco tempo fa, forniva agli artisti solo le statistiche sui gusti e le abitudini di ascolto dei propri utenti. L’obiettivo, tagliando fuori le case discografiche, è di migliorare sul versante delle entrate, posto che è alle grandi majors che solitamente finisce la maggior parte delle entrate pubblicitarie assicurate dai profili free della piattaforma.

Probabilmente più  importante per l’utente finale è quanto, in realtà realizzato ad Agosto, è stato scoperto nelle scorse ore: a quanto pare, Spotify avrebbe modificato (con decorrenza dal 13 Ottobre) i termini e le condizioni d’uso, ovvero le policy, dell’abbonamento Spotify Family che, in sostanza, per 14.99 euro al mese, assicura a 6 membri di una stessa famiglia i benefici (download musica, nessuna interruzione pubblicitaria) ottenuti dal detentore di un abbonamento premium standard (9.99 euro al mese), però riservato a una sola persona.

Nella nuova sezione, apparsa senza troppe fanfare, all’insegna di quello che era stato un esperimento preparatorio condotto già lo scorso anno, si fa ora riferimento alla possibilità che Spotify, dopo la verifica iniziale effettuata per registrare gli account secondari, ricontrolli “di tanto in tanto” la posizione geografica degli stessi, per appurare che conservino il requisito fondamentale alla base di questo tipo di abbonamento, ovvero il risiedere sotto lo stesso tetto.

Il tutto, come assicurato a CNET, avverrà nel rispetto della privacy, visto che non vi sarà il tracking continuo dell’utente, che la posizione verrà precisata manualmente con un check richiesto su Google Maps (con la tutela aggiuntiva dei termini di servizio di quest’ultimo), che le informazioni di geolocalizzazione saranno criptate, non memorizzate e mai utilizzate per scopi pubblicitari, oltre a poter essere modificate in un secondo momento.

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