Instagram: in test l’app gemella per messaggiare, più pubblicità per tutti, nuovo bug risolto

Middle week ricco di novità quello che si appresta a vivere la piattaforma di photo-sharing Instagram che, risolto un pericoloso bug, e intensificata la pubblicità in ogni dove, si appresta a testare la sua ennesima sortita nel mondo della messaggistica.

Instagram: in test l’app gemella per messaggiare, più pubblicità per tutti, nuovo bug risolto

Menlo Park è decisamente una fucina creativa, in particolar modo quando si tratta di uno dei suoi fiori all’occhiello, Instagram, attualmente impegnata sia nel test di uno spin-off dedicato alla messaggistica, che nello sperimentare la comparsa della pubblicità “doppie” nelle Storie. Nel contempo, procede il programma di bug bounty, grazie al quale – scovate le vulnerabilità – la piattaforma cresce in stabilità e sicurezza.

Nelle scorse ore, il portale The Verge ha condiviso diversi screenshot dai quali si evince come Instagram stia sperimentando, nell’ambito di un test privato, che potrebbe anche concludersi prematuramente, una nuova sortita nel mondo della messaggistica, dopo il tentativo dello spin-off Direct, allestito nel 2017 e chiuso di recente: in questo caso, l’app gemella di Instagram si chiamerebbe Threads, e sarebbe finalizzata ad agevolare le condivisioni automatiche con i “contatti più stretti“.

Ciò potrebbe avvenire, settata l’apposita voce nella sezione degli Automatic Updates, con i sensori dello smartphone dell’utente che verrebbero sfruttati per condividerne pedissequamente gli spostamenti, con informazioni sulla velocità tenuta e financo lo stato della batteria, tutelando la privacy visto che, ai contatti, non verrebbe precisato in modo specifico la posizione reale, ma solo fornita l’indicazione che si sia “in movimento.

I messaggi dei propri contatti, essendo presente anche una sezione interattiva nell’app, confluirebbero in una sorta di NewsFeed assieme ad un più rapido accesso alle loro Storie, con la possibilità di contattare queste persone al volo, dopo avere visualizzato un relativo pallino verde di attività accanto ad ogni contenuto. Concesso l’accesso alla propria fotocamera in-app, tramite Threads, sarebbe anche possibile apprezzarne gli strumenti creativi, onde inviare foto e video

La pubblicità su Instagram non è una sorpresa, visto che è presente sin dal lontano 2015 e, dal Giugno scorso, ha fatto la sua comparsa anche nella sino a quel momento intonsa sezione “Esplora”: tuttavia, da qualche tempo, le inserzioni, ovvero i post remunerati, inclusi tra una foto e un video, sono aumentati in modo evidente, a parere di qualcuno fino a 1/4 dei contenuti totali e, secondo il sito The Information, ciò potrebbe essere dovuto all’input che la piattaforma avrebbe ricevuto, sul finire dello scorso anno, dai piani alti di Menlo Park i quali, nel dettaglio, avrebbero chiesto al team pubblicitario della grande I di “raddoppiare” le inserzioni visualizzate

Sempre in tema pubblicitario, un’indiscrezione altrettanto importante (se non di più) proviene dal sito AdWeek, venuto a conoscenza di un test, aperto alla partecipazione di tutti gli inserzionisti ma, al momento, visibile solo da pochi utenti, nell’ambito del quale le pubblicità si sarebbero intensificate anche nelle Storie, in forma di 2 brand seguiti uno dopo l’altro. In questo caso, è arrivata l’ammissione dal team di Zuckerberg che, nel parlare di un esperimento volto a raccogliere dei feedback, ha spiegato di voler appurare se, in tal modo, essendo il focus della piattaforma sempre e primariamente sulla user experience, venga assicurata agli un’esperienza fruitiva più fluida

Infine, il programma di bug bounty. Quest’ultimo sembra procedere a gonfie vele, quanto meno per il ricercatore indiano e white hat Muthiyah che, dopo aver ricevuto un premio a Luglio (30 mila dollari) per aver contribuito a sanare una pericolosa falla su Instagram, è stato appena ri-premiato (ora con 10 mila dollari) per aver segnalato un bug che permetteva a terzi, senza autorizzazione, di prendere il controllo dell’altrui account. Il tutto, prima naturalmente che Facebook vi ponesse rimedio con un fix, avveniva sfruttando l’ID dispositivo per indurre l’emissione di più codici di accesso, nell’ambito dei messaggi finalizzati alla reimpostazione delle credenziali di log-in. 

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