Attenzione: rimosse circa 600 app dal Play Store di Android. Ecco per quale motivo

In pieno weekend, Google ha diffuso un alert nel quale ha reso noto d'aver rimosso dal Play Store androidiano pressappoco 600 app, molte delle quali erano riconducibili ad uno sviluppatore tristemente noto per altri ban, accusate di pubblicità invasive.

Attenzione: rimosse circa 600 app dal Play Store di Android. Ecco per quale motivo

Di tanto in tanto capita che Google debba rimuovere lotti di applicazioni dal proprio Play Store, per i più svariati motivi, in genere (ma non solo) imputabili all’esibizione smodata di pubblicità, come avvenne nel Marzo scorso, quanto Mountain View falcidiò 206 applicazioni colme dell’adware SimBad, scaricate complessivamente 150 milioni di volte. Qualcosa del genere è accaduto nuovamente, portando alla rimozione – però – di circa 600 apps.

A comunicare l’entità del nuovo repulisti è stata Google stessa che, nel proprio blog sulla sicurezza, ha spiegato – tramite il responsabile dell’Ad Traffic Quality, Per Bjorke – che la misura in oggetto non ha riguardato applicazioni che mostravano troppe pubblicità, ma quelle che riguardavano ads “disruptive”, o dirompenti. Queste ultime, in particolare, mostrano annunci prima di consentire una data operazione, o esibiscono annunci a schermo intero, senza rendere evidente il modo in cui sia possibile chiuderle.

Sempre nel novero delle pubblicità ritenute da Google “invasive” rientrano anche quelle che, in pratica, appaiono nel mentre non si sta utilizzando l’app che le genera, magari mentre si è sulla schermata di blocco o ci si accinge a fare una telefonata, in modo da carpire click involontari su determinati spot (con relativa truffa degli inserzionisti). 

Secondo quanto rendicontato da Google, che ha giù identificato e iniziato a rimborsare le aziende i cui marchi sono stati oggetto di pubblicità dirompente, in merito alle app rimosse, accomunate un approccio molto simile (tale da far quasi pensare a un’azione congiunta), quasi un 10% delle stesse, pressappoco 45, apparteneva ad una stessa software house cinese (anche quotata in Borsa) piuttosto nota, Cheetah Mobile.

Quest’ultima è stata già soggetta a numerosi ban in passato, tra cui uno nel Novembre del 2018 (7 app rimosse) ed uno nel successivo Maggio 2019 (un launcher), per motivi similari a quello appena rendicontato. Le app rimosse, infine, sono state anche escluse dai circuiti pubblicitari di Google, nella fattispecie da Google AdMob e da Google Ad Manager.

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