Un team di studiosi italiani ha una nuova cura contro il cancro

Una tecnica tutta nuova per sottoporre i pazienti, malati di cancro, durante la radioterapia. Questi scienziati, dopo studi e ricerche, sono giunti ad una conclusione davvero incredibile. Ibernare un essere umano e risvegliarlo a terapia eseguita.

Un team di studiosi italiani ha una nuova cura contro il cancro

La migliore tecnica, attualmente in uso, per combattere il cancro è la radioterapia; ma gli effetti di questa cura a volte risultano essere devastanti, perchè queste onde, emanate, distruggono tutto quello che trovano dinanzi al loro “cammino”.

Un team di studiosi italiani sta effettuando vari test, al momento solo sugli animali, per alleviare gli effetti della radioterapia, portando i corpi in una sorta di ibernazione. A temperature più basse le funzioni vitali vengono ridotte al minimo ed il corpo reagisce in modo significativo contro gli effetti della radioterapia.

Adottando questo metodo si possono aumentare le dosi di radioterapia e la risposta dell’organismo è migliore rispetto ad una seduta normale, danneggiando in minima parte il paziente o addirittura senza danneggiarlo proprio.

Secondo il team di Marco Durante, questa tecnica ha dato esiti incoraggianti su ratti con metastasi molto sviluppate e dovrebbe essere attuabile anche sull’uomo, anche se ci vorrà ancora una decina d’anni prima di iniziare questa cura ad un essere umano.

Durante è convinto che portando l’essere umano ad una sorta di letargo sintetico, si hanno due vantaggi: si rallenta la crescita del tumore ed il paziente può essere curato con dosi più imponenti di radioterapia, portandolo alla guarigione in tempi più brevi.

Questo team, che è in servizio presso l’Istituto nazionale di fisica nucleare dal meeting dell’American Association for the Advancement of Science di Boston, è arrivato a questa conclusione dopo aver preso in considerazione diversi studi ed esperienze, come quella della radiologa svedese caduta in buco nel ghiaccio, dove è rimasta per più di un’ora, con la sua temperatura corporea scesa a 13,7°C, la più bassa mai registrata in un essere umano vivente. Salvata dopo quasi due ore, è sopravvissuta e come lei ci sono molte altre testimonianze di esseri umani ibernati e poi tornati alla vita normale.

Gli studiosi sono convinti che il corpo durante questo “letargo” stimoli la capacità di riparare il danno al Dna. Quindi portare la persona da curare in uno stato di ibernazione, curarla e risvegliarla a terapia avvenuta.

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