Troppi analgesici possono compromettere l’udito

Un recente studio americano ha dimostrato che l'utilizzo prolungato di analgesici a base di ibuprofene e paracetamolo, in primis l'aspirina, farebbe aumentare il rischio di perdita dell'udito.

Troppi analgesici possono compromettere l’udito

Ancora una volta possiamo definire i farmaci come un’arma a doppio taglio. Ancora una volta possiamo dire che abusare dei farmaci può provocare dei seri danni alla salute.

Un recente studio condotto da un team di ricercatori del Women’s Hospital di Boston (USA) e pubblicato sulla rivista American Journal of Epidemiology, ha dimostrato che assumere in modo prolungato farmaci a base di ibuprofene e paracetamolo (aspirina, tachipirina e, in generale, analgesici e antinfiammatori) può compromettere il corretto funzionamento dell’udito, fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla perdita dell’udito, considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la sesta malattia più comune nei Paesi ad alto reddito.

Per giungere a questa conclusione i ricercatori hanno preso in esame in un arco temporale che va dal 1995 al 2009 ben 62.261 pazienti di sesso femminile, di età compresa tra i 31 e i 48 anni, del Nurses’ Health Study. Grazie alle informazioni mediche esaminate, i ricercatori hanno evidenziato una probabilità di diventare sordi del 9% superiore nelle donne che avevano assunto regolarmente per 6 anni queste medicine. I ricercatori hanno inoltre evidenziato che nel 5,5% dei casi la perdita dell’udito nelle partecipanti è da attribuire all’uso prolungato di farmaci come l’aspirina.

Ma come spiegare questo effetto collaterale da un punto di vista scientifico? Gli esperti spiegano che la perdita di udito in questione è dovuta al fatto che questi farmaci “tagliano” l’afflusso di sangue all’orecchio interno.

Questa correlazione però non è totalmente nuova: già nel 2010 era stato dedotto un legame tra abuso di antidolorifici e comparsa di problemi all’udito.

Questa ricerca, dunque, non ha fatto altro che confermare, anche se i ricercatori sottolineano che quest’ultima ricerca non ha tenuto conto di alcuni parametri relativi alle pazienti, quali la circonferenza della vita, l’indice della massa corporea (BMI), la presenza di altri disturbo uditivi, come ad esempio il tinnito (quest’ultimo è caratterizzato dalla percezione di sibili e fischi nell’orecchio).

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