Nuova cura per la malformazione cavernosa cerebrale

Un gruppo di ricercatori italiani sembra aver trovato una cura innovativa per la malformazione cavernosa cerebrale, basandosi sull’utilizzo di un antibiotico prodotto da un batterio autoctono dell’Isola di Pasqua.

Nuova cura per la malformazione cavernosa cerebrale

La famosa rivista scientifica “EMBO Molecular Medicine” ha annunciato una possibile cura, che potremmo dire “proveniente” dall’Isola di Pasqua (Rapa Nui), per una rara malattia genetica.

La rivista in questione, infatti, ha fatto sapere che i ricercatori del network italiano di ricerca multidisciplinare CCM Italia, nato nel 2011 e guidato dal professor Francesco Retta dell’Università di Torino e finanziato dalla Fondazione Telethon, ha di recente messo in luce che alcuni difetti di funzionamento dell’autofagia, il meccanismo biologico che serve a ripulire le cellule e ad eliminare i rifiuti cellulari che possono causare l’invecchiamento cellulare, possono condurre alla malformazione cavernosa cerebrale (CCM).

Quest’ultima è una patologia (che può essere anche letale) caratterizzata da agglomerati di capillari sanguigni dilatati e fragili che possono a loro volta causare microsanguinamenti, cefalea, difetti uditivi, difetti visivi, difficoltà nel linguaggio, ridotta sensibilità agli arti, attacchi epilettici, emorragie intercerebrali, ictus e disturbi neurologici. Si tratta di una malattia, solitamente di origine genetica, i cui sintomi compaiono in genere intorno ai 20 anni e che colpisce circa 3-5 persone su mille.

Ma non è tutto: i ricercatori hanno anche scoperto, fortunatamente, che un antibiotico chiamato Sirolimus o Rapamicina, prodotto dal batterio Streptomyces hygroscopicus, ritrovato in un campione di terreno dell’Isola di Pasqua, sarebbe miracolosamente capace di ripristinare il processo di ringiovanimento cellulare e di contrastare la malattia.

Saverio Marchi, ricercatore del Dipartimento di morfologia, chirurgia e medicina sperimentale dell’Università di Ferrara, ha commentato: “Questo farmaco è già noto per i suoi effetti positivi sulla longevità cellulare e immunosoppressori, ed è utilizzato in clinica per terapie antirigetto in trapianti d’organo. Inoltre, è in fase di sperimentazione clinica per il trattamento di complesse anomalie vascolari nei bambini. Ora apre la strada a possibili approcci terapeutici per il trattamento delle malformazioni cavernose cerebrali nell’uomo che potrebbero essere disponibili in tempi rapidi e a basso costo”.

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