Durante il sonno il nostro cervello fa “sgonfiare” i ricordi inutili

Si tratta di un fenomeno che consente di dimenticare in maniera intelligente, per ottimizzare gli spazi ed i consumi di energia da parte del cervello ed apprendere così nuove informazioni il giorno successivo.

Durante il sonno il nostro cervello fa “sgonfiare” i ricordi inutili

La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori italiani presso l’Università del Wisconsin, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e pubblicata sulla rivista specializzata “Science”.

Si tratta di un fenomeno che consente di dimenticare in maniera intelligente, per ottimizzare gli spazi ed i consumi di energia da parte del cervello.

La ricerca è stata condotta su dei topi (che hanno un sistema nervoso molto simile a quello dell’uomo) i cui ricordi, ritenuti non fondamentali dal cervello, si sono “sgonfiati” durante il sonno per lasciare spazio alle nuove esperienze da apprendere successivamente.

Durante lo studio i ricercatori hanno osservato che le sinapsi, ovvero le connessioni neurali, dei topolini si rimpicciolivano mediamente di circa il 20%. L’interazione con l’ambiente durante la veglia determinerebbe infatti un graduale rafforzamento delle sinapsi stesse, in quanto il cervello continuerebbe ad acquisire nuove informazioni anche senza che ce ne accorgiamo, mentre il sonno, al contrario, servirebbe a depotenziarle, per farle tornare a livelli energeticamente più sostenibili per permetterci di imparare ancora nuove cose il giorno successivo. 

Attraverso l’utilizzo di un sofisticato microscopio elettronico 3D gli studiosi hanno creato un grande data base di sinapsi, misurando e ricostruendo quasi 7.000 sinapsi prelevate dalla corteccia sensoriale e motoria dei topi, prima e dopo la fase di riposo.

Dopo oltre quattro anni di studi è stato verificato che circa l‘80% delle sinapsi (soprattutto quelle piccole e medie) tende a rimpicciolirsi proporzionalmente rispetto alle dimensioni iniziali, mentre quelle più grandi, che conservano le informazioni più importanti, rimangono stabili.

La ricerca ha altresì rilevato che durante il sonno, il sistema glinfatico, ovvero il sistema che funge da “netturbino” del cervello, immette nei tessuti cerebrali un fluido chiamato “liquor”, “lavandoli” dalle proteine tossiche accumulate durante il giorno. Questi scarti vengono poi reimmessi nel sistema circolatorio e inviati, come il resto delle tossine del nostro corpo, al fegato per essere smaltiti.

L’intenzione degli scienziati, partendo da questi risultati, è dunque quella di indagare riguardo gli effetti scatenati a livello cellulare dalla carenza di sonno e dall’alterazione dei ritmi di sonno-veglia tipici della vita moderna.

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