Covid-19, il sonno e la melatonina riducono il rischio contagio

A suggerirlo è un articolo apparso sulla rivista "The Atlantic". Stando a quanto qui evidenziato, la melatonina, meglio nota come l’ormone del sonno, riduce le probabilità di essere colpiti dal Covid-19.

Covid-19, il sonno e la melatonina riducono il rischio contagio

Di primo acchito nessuno lo avrebbe potuto immaginare, eppure stando a quanto sostenuto da Feixiong Cheng, analista dati presso il Cleveland Clinic’s Genomic Medicine Institute, il sonno rappresenterebbe un valido scudo di fronte all’infezione da Covid-19. La sorprendente correlazione è stata posta al centro di un articolo pubblicato sulla rivista statunitense The Atlantic.

Tutto ha avuto inizio lo scorso mese di gennaio, allorché al dilagare di una malattia sconosciuta, l’analista e il suo laboratorio fecero uso dell’intelligenza artificiale al fine di poter individuare una possibile cura. Con l’intenzione di scoprire i segreti di questo misterioso virus, le loro analisi hanno permesso di evidenziare un dato sbalorditivo: per bloccarlo sarebbe sufficiente ricorrere alla melatonina, in altre parole l’ormone del sonno.

Come noto, regolando i ritmi circadiani, al calare dell’oscurità la melatonina fuoriesce dall’epifisi e raggiungendo il sangue, stimola il sonno. Ma oltre a farci addormentare, la melatonina svolge un ruolo non indifferente nel processo di calibrazione del sistema immunitario, regolando le sue risposte agli attacchi esterni. La pandemia ci ha insegnato che le errate reazioni del sistema immunitario hanno fatto precipitare le condizioni di salute di quei pazienti il cui quadro clinico non destava particolari preoccupazioni.

Il ruolo cruciale della melatonina è stato confermato anche da altri studi tra cui spicca quello della Columbia University, secondo il quale i pazienti intubati avevano tassi di sopravvivenza maggiori se curati facendo uso della melatonina. Non da ultimo è utile ricordare che quando lo scorso mese di ottobre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annunciò di essere stato contagiato dal virus, nel mix di farmaci somministrati dai medici del Walter Reed National Military Medical Center, sarebbe stata aggiunta anche la melatonina.

Ad oggi nel mondo sono in essere non meno di otto studi clinici incentrati sull’approfondimento delle proprietà di questo ormone. Come più volte sottolineato, la malattia altera il funzionamento del sistema nervoso, determinando difficoltà a concentrarsi, mal di testa debilitanti, cervello annebbiato, debolezza muscolare e insonnia. Non a caso Rachel Salas, neurologo della Johns Hopkins University, ricorda che in estate la malattia veniva chiamata dai colleghi con il termine Covid-somnia. Se fosse dimostrata la sua efficacia, la melatonina potrebbe dunque essere somministrata sostenendo dei costi relativamente contenuti.

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