Un italiano su due non è andato a votare alle elezioni amministrative

Il dato dell'astensione è certamente quello che maggiormente dovrebbe far riflettere, dal momento che tradizionalmente nel nostro Paese, a differenza di altri, l'affluenza alle urne è percentualmente abbastanza elevata.

Un italiano su due non è andato a votare alle elezioni amministrative

Il dato che maggiormente dovrebbe far riflettere i partiti è l’astensione a livelli record: praticamente un elettore su due ha disertato le urne.

Nelle grandi città la percentuale di coloro che si sono recati a votare è addirittura più bassa della media nazionale che è del 54,7%: 48,8% a Roma, 47,7% a Milano, 51,16% a Bologna, 48,0% a Torino e 47,19% a Napoli. A livello regionale chi ha votato di più è stata l’Umbria con il 65,14%, seguita dall’ Abruzzo con il 62,28%) e la Toscana con il 59,00%. La Lombardia è al quattordicesimo posto col 51,10%. Dati che fanno riflettere e che meriterebbero un’analisi approfondita per comprendere le cause di una disaffezione al voto così importante.

E invece il confronto (lo scontro) politico verte su chi ha vinto e chi ha perso. Che è un vecchio sport nazionale dal quale tutti, di solito, escono vincitori e i perdenti sono sempre gli altri. Alla faccia dei numeri che dovrebbero essere di univoca lettura.

Entrando più nel vivo dei risultati, è indubbio che il centro sinistra ha vinto, e alla grande non essendo necessario ricorrere al secondo turno, quello del ballottaggio, in tre grandi città: a Milano con 57% si è riconfermato il sindaco uscente Giuseppe Sala e questo risultato era atteso dal momento che lo sfidante, il candidato di centro destra Luca Bernardo, non ha mai dato l’impressione di essere in partita; a Bologna dove Matteo Lepore è passato al primo turno con il 62% e a Napoli dove Gaetano Manfredi ha staccato di molte lunghezze il suo più diretto avversario chiudendo con un 63%.Per altre tre grandi città, e cioè Roma, Torino e Trieste, si andrà al ballottaggio.Delusione a destra che si aspettava un risultato migliore, eccetto che per la regione Calabria dove il governatore uscente Occhiuto è stato riconfermato.

Salvini per la Lega ha ammesso la sconfitta nelle grandi città e l’ha attribuita a una scelta affrettata e non sempre opportuna dei candidati. Meloni per Fratelli d’Italia tiene a sottolineare che comunque a Roma Fratelli d’Italia e in percentuale il primo partito e sfida Letta del PD a schierarsi per eleggere di comune accordo Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica e andare poi a elezioni anticipate.Il M5S esce da questa tornata elettorale con le ossa rotte. Già in travaglio da alcuni mesi, il partito di Grillo sembra aver perso ogni carica propulsiva e si salva solo laddove è riuscito a presentarsi alleato del PD.

In generale si può parlare di una inversione di tendenza dell’elettore che ha penalizzato i partiti populisti. Alla Lega e a Fratelli d’Italia non ha certo giovato la posizione ondivaga sul tema della necessità di vaccinarsi, sull’obbligo del green pass e le strizzatine d’occhio ai no-vax. Il M5S deve prendere atto il metodo della democrazia diretta via web non basta più per garantire partecipazione e rappresentanza. Dovrà soprattutto sciogliere il nodo delle sue contraddizioni interne, operazione alla quale neanche la Lega di Salvini potrà sottrarsi.

Colpisce il dato dell’astensione che nessuno pronosticava a questi livelli. È vero, d’altronde, che in questi ultimi anni i comuni, specie quelli di piccola e piccolissima dimensione, hanno perso progressivamente peso e rilevanza rispetto alla soluzione dei problemi del territorio che amministrano, anche in conseguenza delle risorse finanziarie inadeguate che lo stato centrale attribuisce loro. Lo dimostra il fatto che in molti comuni di piccole dimensioni si è presentata una sola lista perché più nessuno se la sente di fare il sindaco o l’amministratore.

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