Quota 100: dottori, infermieri e docenti potrebbero andare in pensione nel 2019

Quota 100, la riforma che la Lega vorrebbe attuare, potrebbe causare l'uscita dal mondo del lavoro di circa 300 mila professionisti tra medici, infermieri, dipendenti pubblici e docenti.

Quota 100: dottori, infermieri e docenti potrebbero andare in pensione nel 2019

Matteo Salvini vorrebbe attuare quota 100. Questa riforma permetterebbe ad una vasta platea di lavoratori di andare in pensione.

Si stima che saranno circa 300 le figure professionali, tra medici, infermieri e docenti, che ne trarrebbero vantaggio. Ricordiamo che quota 100 permette di accedere alla pensione solo se si hanno almeno 62 anni di età anagrafica e almeno 38 anni di contributi versati.

La stima dei pensionamenti

Si stima che solo 160 mila saranno dipendenti pubblici, mentre 80 mila potrebbero essere docenti. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, i dati parlano di circa 30 mila insegnanti che quest’anno sono andati in pensione. Se la riforma dovesse attuarsi il bilancio delle posizioni vacanti potrebbe essere preoccupante.

Ad oggi mancano 53 mila infermieri professionali all’interno dei nostri ospedali. Se quota 100 venisse attuata la stima salirebbe a un totale di 92 mila solo nel prima anno della sua applicazione. Ad oggi la media è di 11 pazienti per infermiere, ma è stimato che per ottenere condizioni di lavoro migliore e garantire di abbassare la mortalità del 20%, ci dovrebbero essere non più di 6 pazienti per ogni professionista.

Nel 2019 i medici nati nel 1952/1953 potranno accedere alla pensione, ma se quota 100 diverrà realtà altre 25 mila unità, in breve tempo, si ritroveranno ad avere maturato i requisiti necessari per essere collocati a riposo. Non è certo che sarà possibile in un lasso di tempo limitato trovare figure competenti per coprire le posizioni lasciate scoperte, né si potranno istruire le giovani leve.

Non da sottovalutare, infine, sono i costi di questa manovra. Si stima che la copertura finanziaria dovrebbe essere di oltre 10 miliardi solo il primo anno e la spesa non dovrebbe diminuire negli anni seguenti. In molti, tra cui il presidente Inps, Tito Boeri, si è detto preoccupato della probabile mancanza di fondi necessari a sostenere la riforma che potrebbe gravare sulle spalle dei lavoratori futuri fino al 2046. 

Continua a leggere su Fidelity News