I parlamentari italiani ricevono un vitalizio dopo solo 4 anni 6 mesi e un giorno di servizio, a 65 anni e, se si è alla seconda legislatura, si va in pensione a 60 anni: con 9 anni di contributi, si può prendere anche 1500 euro al mese.
La settimana scorsa è andata in onda un servizio delle “Iene”, che trattava proprio dei vitalizi: è stata intervistata l’onorevole Gabriella Giammanco, secondo la quale la loro situazione è nettamente diversa rispetto ai privilegi dei loro predecessori.
Si perché prima bastava 1 solo giorno di Parlamento per prendere una pensione d’oro: per esempio, il radicale Boneschi – in pensione a 44 anni con 1 giorno in Parlamento – intasca una pensione di 3000 euro al mese.
Un passo in avanti rispetto a prima, quando c’erano pensioni assurde: tuttavia, sono rimasti dei privilegi, se si pensa che un cittadino normale – per andare in pensione – deve avere 42 anni di contributi.
Sono stati intervistati altri politici (Nunzia de Girolamo, Renata Polverini, l’ex sindacalista Guglielmo Epifani), per sapere cosa ne pensavano ma, gira e rigira la frittata, alla fine i privilegi ci sono.
In questi anni, ci sono state varie proposte – mai prese in considerazione – per contrastare questi vitalizi. In particolare, c’è la “Proposta Erichetti” del Partito Democratico, che propone la pensione solo con i contributi versati sul sevizio: ovviamente, sono due anni che non è stata ancora calendarizzata, e portata in aula.
La Iena ha intervistato anche gli esponenti pentastellati: Alessandro Di Battista e Luigi di Maio sono disponibili ad appoggiare questa proposta.
Poi, è stato intervistato lo stesso Erichetti, il quale ha spiegato che la proposta – arenatasi in aula da 2 anni perché priva dell’appoggio della maggioranza – potrebbe avere una possibilità grazie ai 5 stelle. Infine, nel servizio, l’onorevole Civati ha proposto di sedersi a un tavolo e mettere d’accordo questi esponenti: le Iene si rendono disponibili a metterci il tavolo.