Magalli si schiera con Salvini: "Cerca solo di difendere la sovranità nazionale"

Giancarlo Magalli difende Matteo Salvini: "Non è un razzista, ma un protezionista". E sul sovranismo: "Basta chiamarlo sovranità nazionale e diventa una bella idea".

Magalli si schiera con Salvini: "Cerca solo di difendere la sovranità nazionale"

Per Giancarlo Magalli, Matteo Salvini non è razzista, è semplicemente un protezionista. Ovvero, un politico che mira a salvaguardare la sovranità italiana dalle politiche, spesso invasive, dell’Europa. Intervistato durante un’assemblea organizzata dal Movimento Nazionale per la Sovranità di Gianni Alemanno, il conduttore si è quindi schierato apertamente dalla parte del leader della Lega.

Più che odiare gli stranieri preferirebbe che non venissero – dice Magalli riferendosi a SalviniNon li odia in quanto stranieri, non vuole che vengano perché spesso sono persone che portano delinquenza, portano disordine”. Non solo, ma – secondo Magalli – il consenso popolare che vanta Salvini significa che una buona parte degli italiani condivide le sue politiche in termini di Europa e immigrazione.

Il popolare conduttore ha parlato anche del sovranismo e della connotazione fuorviante che questo termine evoca negli oppositori. Sovranismo, per Magalli, non deve essere confuso con concetti come nazismo o fascismo, ma con una politica eroica e patriottica che punta a salvaguardare la propria sovranità nazionale dalle interferenze di nazioni straniere. Come accade sovente con le interferenze tedesche verso l’Italia.

Secondo il conduttore, infatti, “Quando uno dice sovranismo sembra che sta parlando di massoneria, di una cosa segreta. In realtà (il sovranismo) si fonda sull’amore e il rispetto della propria identità nazionale, sul fatto che non sta scritto da nessuna parte che la sovranità di un popolo debba essere esercitata da un altro popolo”. Ecco perché, per Magalli, sarebbe più corretto parlare di Sovranità e non di “Sovranismo”.

Il conduttore si riferiva in particolare all’Unione Europea. A quella istituzione nata nel 1957, con il trattato di Roma, e che, anziché limitarsi a una politica commerciale comune, all’abbattimento delle barriere doganali, alla libera circolazione delle merci e delle persone, si arroga il diritto di dire come devono comportarsi politicamente ed economicamente altri Paesi. Con implicito riferimento soprattutto alla Germania e alla Francia.

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