M5S in crisi: altri "colonnelli" del movimento pronti a passare con la destra

Sei senatori e quattro parlamentari grillini pronti a lasciare il gruppo per passare con Forza Italia. Di Maio cerca di reagire alla crisi alzando i toni con la Lega. Ma l'impressione è che i pentastellati siano sul viale del tramonto.

M5S in crisi: altri "colonnelli" del movimento pronti a passare con la destra

L’esodo dei grillini verso il centrodestra avanza con passo d’oca. Chiamatelo abbandono, defezione, tradimento, apostasia, rinnegamento, resta il fatto che sei senatori e quattro parlamentari dei Cinque Stelle starebbero per seguire l’esempio di Matteo Dall’Orso e trascolare verso i movimenti più compatti e affidabili di destra, Forza Italia in testa.

A darne conferma non è solo Berlusconi, ma anche il capogruppo dei senatori Pd, Andrea Marcucci: “Non solo lo penso ma ne ho cognizione: ci sono almeno 15-20 senatori grillini che stanno valutando il trasloco”. La destra del movimento sente il richiamo della foresta. O forse, più semplicemente, sente puzza di fallimento pentastellato.

Qui non si tratta di “mercato delle vacche”, ma di una insofferenza crescente verso un partito in netta crisi di identità. I sondaggi, d’altronde, parlano chiaro: i grillini sono scesi al 24%, quasi dieci punti in meno rispetto alle politiche dello scorso marzo. Il 70% degli italiani ritiene prematuro il reddito di cittadinanza; il 60% nemmeno lo sopporta.

Non solo, ma – secondo i sondaggi – gli italiani favorevoli all’Unione Europea sono passati dal 49% dello scorso anno al 64% di quest’anno. Ciò significa che il popolo italiano vuole avere buoni rapporti con Bruxelles e non inimicarsela. Cosa che ha spinto Conte a rinegoziare la manovra economica che ridurrà ancor di più le risorse per il reddito di cittadinanza.

Tutto ciò è segno di una debolezza grillina che sta generando delusioni e defezioni. Una crisi che Di Maio cerca di frenare rassicurando gli imprenditori sul decreto dignità e cercando di ricompattare il movimento scegliendo il nuovo nemico da combattere: la Lega di Salvini che, al contrario dei grillini, vola nei sondaggi, fino a diventare primo partito d’Italia.

Il rilancio della proposta che penalizza le pensioni d’oro, da sempre criticata dalla Lega, e la presa di posizione severa nei confronti del Carroccio sull’inchiesta sui 49 milioni di euro di finanziamento pubblico, sono la strategia messa in atto dai grillini per riunire un movimento friabile che è capace di promettere solo aria fritta e sogni irrealizzabili.

I due alleati al governo sono diventati nemici. La tensione sale. La diffidenza ha superato il livello di guardia: “I due non si parlano”, ha dichiarato il sottosegretario Giancarlo Giorgetti: “Qualunque cosa chiedi a Di Maio, ti risponde no”. Atteggiamento che corrisponde ad un ostracismo studiato ad arte che può rivelarsi però fatale per i Cinque Stelle.

Perché il calo dei consensi, la vicenda del lavoro nero che ha deturpato l’immagine di Di Maio, il bluff sulle tessere del reddito minimo fatte stampare dalle Poste, il caso rimborsopoli nel M5S che ha fatto registrare finora un buco di 1 milione di euro e che – stando ad alcuni grillini – sarebbe solo la punta d’iceberg di una voragine più allargata, potrebbe estromettere i pentastellati dalla scena politica.

Pentastellati che sembrano proprio non avere né l’esperienza, né la competenza, e né la capacità di guidare il Paese. E anche se Salvini punta ancora a salvaguardare l’attuale governo fino alle elezioni europee, la crisi del movimento di Grillo potrebbe peggiorare e spingere altri colonnelli pentastellati ad abbandonare una nave che ormai fa acqua da tutte le parti.  

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