La Lega di Salvini si prepara a uscire dal governo

Lo strappo di martedì con l'abbandono della riunione della cabina di regia e l'assenza dei ministri leghisti al CdM, può essere l'inizio di un percorso che, dopo i ballottaggi del 17 ottobre, potrebbe portare la Lega a uscire dall'esecutivo.

La Lega di Salvini si prepara a uscire dal governo

La Lega va allo scontro con gli alleati di governo e prima abbandona la riunione della cabina di regia, poi non si presenta al Consiglio dei Ministri convocato subito dopo. All’ordine del giorno c’è il via libera alla legge delega di riforma del fisco che contiene anche la revisione del catasto, provvedimento da sempre annunciato e sempre rinviato.

La Lega da tempo va dicendo che si opporrà a una revisione del catasto che, a suo dire, comporterà un aumento delle tasse per gli italiani.Il CdM si tiene comunque e la legge delega passa. Draghi spiega in conferenza stampa che con la revisione del catasto “nessuno pagherà di più o di meno” e che sulla legge delega, che è solamente una scatola da riempire di contenuti, ci sarà un ampio confronto in sede parlamentare.

La scelta della Lega di non partecipare al CdM, dice Il Presidente del Consiglio, è “un gesto serio” ma assicura che “l’azione di governo prosegue senza interruzioni nonostante la diversità di vedute”.

Salvini, da parte sua, giustifica l’assenza dei suoi ministri lamentando che la bozza del provvedimento è stata presentata troppo a ridosso della riunione: “Non stiamo parlando dell’oroscopo. Non è possibile avere mezzora di tempo per analizzare il futuro degli italiani” dichiara e inoltre: “Nel testo non c’è quanto pattuito” e il riferimento è alla rottamazione delle cartelle che sta molto a cuore alla Lega.

Immediate le reazioni alla forzatura della Lega. Letta e Conte parlano di “uno strappo grave, gravissimo”. Meloni di Fratelli d’Italia plaude alla decisione di Salvini. Giorgetti, per ora, non parla.

Di certo il risultato delle elezioni amministrative di domenica e lunedì scorsi ha fatto da detonatore. Mentre il centro sinistra canta vittoria, la Lega accusa una sconfitta inattesa. A Milano, patria di Salvini, il PD ha preso tre volte i voti della Lega che ha solo un punto in più di Fratelli d’Italia che nel resto del paese la sopravanza. A Varese La Lega ha preso la metà dei voti del PD. E nel resto dell’Italia non è andata meglio, nonostante la conquista di alcuni sindaci in comuni di piccole dimensioni.

Di questo passo Salvini teme che restare al governo significhi protrarre un logoramento che i numeri usciti dalle urne mostrano alla luce del sole e non può correre il rischio di lasciare a Giorgia Meloni tutto il merito di canalizzare a suo vantaggio lo scontento del paese. E allora è probabile che, se i ballottaggi di Roma e Torino saranno favorevoli ai candidati sindaci di centro sinistra, decida che è ora di staccare la spina.

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