Trentanove persone rischiano di dovere affrontare un processo con l’accusa di “attentato alla libertà e offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica“. Le indagini svolte dalla Procura di Palermo con il supporto della Digos hanno portato all’identificazione degli autori degli insulti e minacce a Sergio Mattarella, in seguito all’incarico affidato da quest’ultimo a Carlo Cottarelli per la formazione del nuovo Governo. Al momento, la Procura sta iscrivendo tutte le persone identificate nel registro degli indagati, e presto potrebbe essere il giudizio immediato.
Il reato di offesa all’onore e il prestigio del presidente della Repubblica è punibile con una reclusione fino a 15 anni. Inoltre, per i 39 indagati potrebbe aggiungersi l’ipotesi di istigazione a delinquere. Molti titolari di profili social sono stati identificati, mentre per altri le indagini sono ancora in corso. La Digos, sta investigando per vedere se gli autori dei post su Twitter e Facebook corrispondano ad account fake o persone reali.
Dopo le prime offese pubblicate sui social furono subito indagate e identificate tre persone: Manlio Cassarà , che aveva scritto, facendo riferimento all’omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del presidente assassinato dalla mafia: “hanno ucciso il fratello sbagliato“; Eloisa Zanrosso che postò: “ti hanno ammazzato il fratello, non ti basta?” e infine Michele Calabrese che pubblicò post simili ai precedenti.
Per l’accusa i commenti postati sui social nei confronti della piĂą alta carica dello Stato italiano erano altamente offensivi, ecco perchĂ© il pm Gery Ferrara, insieme al procuratore aggiunto Marzia Sabella, ha deciso di procedere con le accuse e con l’iscrizione degli autori del post nel registro degli indagati.Â
Il presidente Sergio Mattarella, nel mese di Maggio era diventato bersaglio di insulti dopo essersi opposto al governo M5S-Lega nel designare come ministro dell’Economia Paolo Savona. Dal punto di vista politico questa decisione sollevò i malumori dei pentastellati che si dichiararono pronto a richiedere la messa in stato di accusa per il Presidente della Repubblica. Sui social il “no” a Savona scatenò critiche, commenti e offese; quest’ultime si sono spinte troppo oltre, facendo anche riferimento all’assassinio avvenuto il 6 Gennaio 1980 di Piersanti Mattarella. Sulla questione il Presidente non si è mai esposto con dichiarazioni personali, lasciando così tutto nelle mani della giustizia.