Quei 184 migranti stipati su sette barche veloci non dovevano arrivare in Italia, ma a Malta. Lo aveva detto Matteo Salvini, chiedendo al governo di La Valletta di farsi carico dei profughi che viaggiavano spediti dalla Libia e che si trovavano in acque maltesi. Invece La Valletta ha risposto picche e quei sette barchine hanno proseguito il viaggio verso Italia.
E’ un ritorno al passato, quando prima che subentravano l’operazione Mare Nostrum, l’operazione Sophia e le navi Ong, gli scafisti imbarcavano i profughi sui barconi e li accompagnavano quasi fino a Lampedusa. Ma ora che i porti italiani sono chiusi, le Ong sono sparite e le navi militari non pattugliano più le coste libiche, ecco il cambio di strategia.
Come avvengono i transiti
I migranti erano transitati per le acque maltesi, ma di mettere piede a La Valletta non ci pensavano nemmeno. Vogliono l’Italia. Più volte hanno rifiutato il soccorso maltese sperando di salire su qualche nave italiana. I loro gommoni, però, erano malandati, richiavano l’ennesimo naufragio, costringendo Malta a intervenire.
Le cose adesso sono cambiate. I migranti non viaggiano più su imbarcazioni pericolanti, ma su barche veloci come motoscafi. E’ la nuova “politica” decisa dagli scafisti per continuare a lucrare sulla pelle dei disperati, importandoli in Italia grazie al fatto che La Valletta non ritiene quelle imbarcazioni malandate e quindi può permettersi la licenza di non intervenire.
I migranti hanno così fatto rotta verso Lampedusa e lì sono scesi. Il Viminale fa sapere che “Malta per l’ennesima volta ha scaricato il problema sull’Italia e che il ministero dell’Interno sta lavorando a soluzioni innovative e efficaci per gestire questi arrivi”. Quale soluzione? Quelli di rispedire i profughi in Tunisia, Paese con cui l’Italia ha un accordo per i rimpatri.
Salvini, infatti e a Vienna, dove ha incontrato i suoi colleghi europei e, dopo il battibecco avuto con il lussemburghese Asserbon, proprio sulla questione migranti, ha fissato una riunione a Roma con il ministro tunisino per lavorare insieme a “soluzioni veloci efficaci e innovative per stroncare il traffico di esseri umani”.