Il golpe silenzioso, Carlo Cottarelli l’uomo amato da Berlusconi, l’uomo dei tagli allo stato sociale, è salito al Colle

Cottarelli, mister tagli allo stato sociale, l'uomo per cui è decoroso andare in pensione a 80 anni, particolarmente affiliato al Fondo Monetario Internazionale, è stato incaricato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di formare il governo.

Il golpe silenzioso, Carlo Cottarelli l’uomo amato da Berlusconi, l’uomo dei tagli allo stato sociale, è salito al Colle

Silvio Berlusconi, durante un incontro della Confcommercio, nel febbraio 2018, aveva annunciato la disponibilità di Carlo Cottarelli alla guida di un ministero per la spending review: “L’ho sentito ieri e si è dichiarato disponibile. Sarà nella nostra squadra di governo”. L’ex commissario aveva precisato: “La mia partecipazione richiede una condivisione dei programmi e questo può avvenire solo dopo le elezioni”. La scelta di Mattarella, un mistificato colpo di stato, assume contorni sempre più inquietanti.

Carlo Cottarelli, 62 anni, è stato Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica nel 2013 durante l’era Enrico Letta: un anno dopo Matteo Renzi lo ha assegnato al Fondo Monetario Internazionale. Mr. Spending Review è stato l’unico vero incarico governativo che Cottarelli ha conseguito, pur essendo un banale consulente del Tesoro.

Occorre sottolineare che lo stesso è entrato a gamba tesa anche nel dibattito della campagna elettorale mettendo in rilievo l’assenza di coperture per la totalità delle misure previste dal contratto Lega-M5S. Sostenne che i partiti politici stavano promettendo troppo, nell’assenza di garanzie, e che un analisi condotta da l’Osservatorio sui conti statali della Cattolica aveva evidenziato come le promesse esplicate durante la campagna elettorale avrebbero fatto decollare il debito pubblico, mettendo a rischio il bilancio dello Stato.

Assistiamo ad un colpo di stato presidenziale ove il Presidente della Repubblica ha imposto la propria linea politica al governo, la maggioranza democraticamente eletta è stata accantonata, castrata, le è stato impedito di scegliere i propri ministri. Il 4 marzo scorso gli italiani hanno votato con una legge elettorale promulgata dal Presidente della Repubblica e hanno prediletto due formazioni, Movimento 5 Stelle e Lega Nord, con una concisa e precisa idea sull’Europa.

In Italia la sovranità è nelle mani del popolo, almeno sulla carta: il Presidente della Repubblica ha cestinato la maggioranza parlamentare impedendole di governare, producendo un atto politicamente dittatoriale. In passato non era accaduto alcun fatto neppure riconducibile all’opera di Mattarella: il veto di Oscar Luigi Scalfaro a Cesare Previti, in qualità di Guardasigilli, non può essere riesumato ad uso e consumo dei sostenitori ad oltranza del Presidente. Scalfaro si rifiutò di nominarlo alla Giustizia perché era stato l’avvocato di fiducia del presidente del Consiglio Berlusconi che aveva caldamente avvallato la sua collocazione: per evitare un possibile strappo, Previti venne nominato, comunque, alla Difesa.

La Costituzione non consente al Presidente della Repubblica la facoltà di prezzare politicamente i Ministri, ma solamente quella di garantire la loro onorabilità ai sensi della Costituzione. Ai sensi dell’art.90 della Costituzione il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione: in tali circostanze può essere messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune.

Fra le prerogative del Capo dello Stato, non vi è, inoltre, quella di porre veti sul ministero dell’economia adducendo come motivazione la necessità di garantire il dettato costituzionale: se la Costituzione non prescrive l’euro, il Presidente della Repubblica non è autorizzato a negare la nomina di chi è critico nei confronti delle moneta unica europea.

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