Sotto stress le cellule maschili vanno incontro al suicidio, quelle femminili resistono (2 / 2)

I ricercatori dell’Iss, partendo da un’analisi bioinformatica, hanno selezionato alcuni microRna localizzati nelle regioni del cromosoma X che sfuggono all’inattivazione, identificandone alcuni in particolare che sono quindi espressi maggiormente nelle cellule femminili.

A questo punto l’equipe ha scoperto che il microRna miR548am-5p era presente in cellule femminili umane a livelli cinque volte maggiori rispetto alle stesse cellule maschili.

Ma a cambiare non è solo la concentrazione. Infatti, questo – secondi i ricercatori – comporterebbe a una diversa regolazione del destino cellulare (ovvero suicidio programmato nel caso degli uomini, sopravvivenza nel caso delle donne). 
“L’alto livello rilevato nelle cellule femminili sarebbe responsabile – si legge nella ricerca- della maggiore resistenza a diversi tipi di stress, attraverso la regolazione di alcuni geni, come Bax e Bcl2, coinvolti nei meccanismi di morte mediata dai mitocondri”.

 

Questa ricerca dimostra ancora una volta come la biologia dei due sessi sia particolarmente diversa. Proprio per questo andrebbe affrontata in maniera differente sia come approccio scientifico che medico. Questa scoperta potrebbe portare a una serie di nuovi tipi di terapie. Questi microRna potrebbero essere utilizzati come biomarcatori per quelle malattie che colpiscono differentemente organismi maschili e femminili, per poter intervenire quindi in maniera più efficace.