Silvia, ricercatrice italiana in Svizzera: “Italiani mammoni? Ovvio, con 1000 euro al mese. Qui non dipendo dai miei genitori” (2 / 2)

Se devi pagarne 600 o 700 di affitto, come fai a mantenerti da solo?” Ha spiegato che la sua più grande soddisfazione è quella di aver ottenuto l’indipendenza economica che in Italia si sognava di avere: “È molto bello non essere mantenuta dai genitori, senti che la tua vita ti appartiene e puoi gestirla. Puoi scegliere cosa fare e come. In Italia sarebbe stato impossibile durante un dottorato”.

Silvia Ronchi ha spiegato che in Svizzera regna la meritocrazia dove se sei bravo ce la fai, al contrario dell’Italia e del suo

circolo vizioso delle raccomandazioni su uno sfondo di una crisi economica che ancora non riesce a superare. Nel 2016 la ricercatrice è arrivata a Basilea per scrivere la propria tesi: “Avevo voglia di fare un’esperienza all’estero e il Federal Institute of Technology era la migliore opzione possibile”. Dopo la tesi le è stato offerto un dottorato di ricerca in Neuroscienza ed Eletteofisiologia: “Conoscere persone con bagagli culturali diversi è una fortuna, soprattutto sul lavoro, si impara molto dagli altri.

Il difetto dell’università italiana è di essere troppo chiusa: se si aprisse agli altri Paesi sarebbe un ambiente molto più ricco, culturalmente ed economicamente”.

Dei 40 ricercatori che lavorano al suo progetto, fanno parte di essi ben 10 italiani riempiendo il suo orgoglio ma precisando che: “Tutti vorrebbero tornare in Italia ma sono preoccupati di non trovare lavoro”.  La ricercatrice ha ammesso dintenere lontana la nostalgia dell’Italia anche perchè non avrebbe ormai più senso ritornare nel suo paese natale: “Io amo il mio Paese: ma quando cominci a costruirti una vita all’estero, come fai a tornare?”