Ripetizioni private in Italia, il 90% sono in nero: le cifre assurde di questo business miliardario (2 / 2)

Le ripetizioni spesso sono ancora considerate come un “lavoretto” e non come un vero e proprio lavoro. Oppure una seconda occupazione per arrotondare di chi ha già un reddito e non riesce a sostenere tutte le spese. Negli ultimi anni stiamo notando che ci sono sempre più persone disposte a fare lezioni attraverso dei pagamenti digitali, tracciabili. E’ una cosa buona, è un primo passo verso l’emersione dal nero”. 

Grassucci, attraverso le pagine de IlFattoQuotidiano ha anche proposto delle soluzioni: “Innanzitutto servono leggi che si adattino a questo tipo di lavori: ci dev’essere un meccanismo che rende facile e accettabile la dichiarazione. In realtà già esiste per i professori. Si tratta di una tassa piatta al 15% sulle lezioni private tenute da docenti di ogni ordine e grado”.

 “Il secondo passo – spiega il fondatore di Skuola.net – è chiedere l’emissione di una ricevuta o fattura.”

Inoltre c’è un’altra possibilità: “Se la ripetizione non è occasionale, si può inquadrare il tutor con un contratto come se fosse un collaboratore domestico”.
 “Per la formazione complementare in Italia non ci sono detrazioni, mentre in paesi come la Francia c’è.
Bisognerebbe riconoscere che questi soldi sono spesi per migliorare la prestazione dei figli o per colmare delle lacune. Con dei criteri di detraibilità probabilmente si risolverebbe anche questo problema”.