Parla Tiziana, la prima donna primario del Piemonte: “Ho battuto 7 uomini” (1 / 2)

Parla Tiziana, la prima donna primario del Piemonte: “Ho battuto 7 uomini”

L’Italia non è un Paese per donne. Potremmo iniziare tranquillamente così per illustrare quella che è la degradante ed anacronistica situazione che molte esponenti del cosiddetto “sesso debole” – tale quantomeno agli occhi di una società che tarda ad evolvere ed aggiornarsi – sono costrette a vivere ogni giorno. Uno dei problemi più annosi è infatti che, se da una parte si spinge in maniera quasi forsennata per il riconoscimento paritario di qualsivoglia orientamento sessuale e per l’accettazione dei cosiddetti “gender”, dall’altra dal punto di vista lavorativo i risultati tardano ad arrivare.

Il problema principale di una donna in Italia è infatti il riconoscimento delle proprie qualità non dal punto di vista umano, bensì proprio sul posto di lavoro. Non è infatti un mistero che ad oggi moltissime donne nel nostro Paese prendano stipendi molto inferiori rispetto ai loro colleghi maschi, sia pure a parità di ruolo, mansioni, anzianità e capacità; in alcuni casi gli emolumenti risultano addirittura dimezzati, seppure i due lavoratori siano teoricamente sulllo stesso livello e del tutto interscambiabili per quel che riguarda la rispettiva funzionalità per l’azienda in questione.

Insomma se una donna fa lo stesso lavoro di un uomo con le stesse capacità e responsabilità, spesso si trova a portare a casa molto di meno. Si tratta di un problema che numerose inchieste hanno messo a nudo in maniera drammatica, ma che né le istituzioni politiche né quelle industriali sono ancora riuscite a risolvere. Vuoi anche perché le “impellenze” sono ben altre dai loro punti di vista, ed il meccanismo è talmente consolidato e ben oliato che modificarlo andrebbe a toccare interessi scomodi.