Niccolò Bettarini, spuntano alcune intercettazioni shock successive all’accoltellamento (2 / 2)

“C’è qui uno dell’Inter, che vuole parlare con me e sapere chi è stato ad aggredirmi”. Inizia così la telefonata di Niccolò Bettarini (all’epoca ancora in ospedale) a un suo amico. La conversazione è avvenuta il 7 luglio 2018, insomma sei giorni dopo l’aggressione davanti alla discoteca ‘Old Fashion’. Subito dopo l’intervento della Polizia, alcuni amici di Niccolò presenti quella notte furono interrogati.

“Erano degli animali” la frase che aveva messo d’accordo tutti. i testimoni A quanto pare, la lite è stata la conseguenza di un altro diverbio accaduto una ventina di giorni prima, che ha visto coinvolto anche un finanziere in servizio a Milano. Mentre Niccolò pare sia stato preso di mira, oltre che per aver difeso il suo amico, perché ‘figlio d’arte’. “Ti abbiamo riconosciuto, tu sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo”, questa la frase che avrebbe pronunciato uno degli aggressori.

Il prosieguo della telefonata di Bettarini all’amico rivela che poche ore dopo l’arresto dei quattro aggressori, la violenza non si sarebbe fermata. A subirla, però, sono stati proprio loro. “I capi della Curva dell’Inter mi hanno detto che a San Vittore hanno fatto picchiare quei quattro, li hanno fatti gonfiare come delle prugne, sia dagli sbirri che da quelli dentro” ha detto Niccolò all’amico. Andi, Albano, Davide e Alessandro. Questi i nomi dei 4 giovani in stato di fermo per l’accoltellamento ai danni del figlio di Simona Ventura. Alessandro F., stando a quanto riportato da alcuni quotidiani, sarebbe il gestore di un bar frequentato da militanti di estrema destra.