Nadia Toffa, una dottoressa la difende: “Il cancro? Ha fatto bene a definirlo dono” (2 / 2)

suo è solo un modo per affrontare la paura della morte perché questa terribile malattia può essere davvero una condanna, ma come può mai essere un “dono”?

La dottoressa ha spiegato: “Sinceramente penso che non sia una offesa né una provocazione, ma un “fatto” privato, reso pubblico con la speranza che possa diventare un dono, non una vendita all’ asta. In molte storie di pazienti ritroviamo la sofferenza come espressione di rinnovamento e rinascita.

Talvolta il dolore è una nuova chiave, apre porte e ci da nuovi accessi a nuovi luoghi. E bisogna credere ai pazienti e al loro sentire. Chi tace difficilmente può concedersi il privilegio di chiedere aiuto. E i fantasmi crescono insieme all’ isolamento. La narrazione ci rende protagonisti e specialmente nelle battaglie bisogna essere attori, non comparse. Un tempo si diceva “ho un brutto male”, neanche si utilizzava il sostantivo tumore. Era brutto. Era male.

Quindi mal-trattato. Ma qui si parla delle nostre vite, le nostre battaglie e il nominare è conoscere e riconoscere. Ai pazienti veniva nascosta la diagnosi, perché altrimenti “sarebbe stato peggio”. Per fortuna quei tempi sono lontani“.

 

Durante l’intervista con Nunzia De Girolamo, la dottoressa ha spiegato che sui social spesso si può trovare senso e consenso nell’attacco libero: “Un modo dei tempi moderni, un modo violento e disorganizzato per evacuare contenuti aggressivi, non mentalizzabili”.