“L’africano sul Frecciarossa con il biglietto del Regionale”: 50mila condivisioni su Facebook, ma ecco la verità (2 / 2)

Il racconto prosegue in questo modo: la capotreno chiede un documento, lui dice di non averlo. “È l’esempio lampante della totale assenza di certezza della pena che il nostro Paese ha regalato a queste persone, che non sono più disponibile a chiamare rifugiati. Arriverà a Milano, viaggiando su un posto che costa 86 euro, con 4 euro. Impunemente”. Già, perché tra le mani dell’uomo di colore, secondo l’autore di questo post, c’era sì un biglietto, ma si trattava di un biglietto per un treno interregionale, dal costo decisamente più basso rispetto al Frecciarossa.

E invece la storia era decisamente diversa da come ha voluto riportarla. La versione ufficiale di Trenitalia, secondo quanto riportato da Giornalettismo, che ha voluto chiarire definitivamente questa storia, racconta una versione radicalmente differente da quella dell’utente, il quale, forse poco attento o avventato nel suo racconto, ha messo in giro sul suo profilo Facebook una vera e propria bufala. Volontariamente o involontariamente, questo non lo possiamo sapere. Ma il giovane non era affatto sprovvisto di biglietto e non aveva il biglietto di un treno interregionale. Il suo tagliando, riporta il verbale ufficiale della capotreno, era sì valido per un viaggio sul Frecciarossa, ma si era seduto sulla carrozza e sul posto sbagliato.

Sempre secondo il verbale, la capotreno avrebbe spiegato in modo molto gentile al giovane che aveva sbagliato carrozza, per poi accompagnarlo al posto corretto. E sul sedile giusto il giovane, spaesato e senza parlare la nostra lingua, ha viaggiato fino alla sua destinazione, in regola come tuti gli altri passeggeri. Nel frattempo tuttavia, sicuramente a sua insaputa, il suo volto ha fatto il giro dei social network come simbolo di chi viene nel nostro Paese a trasgredire le regole e magari a delinquere: quasi 50mila condivisioni per una fake news in grado di rovinare la vita ad un ragazzo innocente. Una storia che dovrebbe tanto far riflettere sulla veridicità di quanto viene spesso pubblicato sul web.