La generazione dei nati tra gli anni ’80 e ’90 rischia di non raggiungere il benessere dei propri genitori (2 / 2)

Come detto, la crisi finanziaria della fine del primo decennio degli anni Duemila è stata un duro colpo per tutti, in particolare i più giovani. Come scrive Michael Derby del Wall Street Journal: “Le persone nate tra gli anni Ottanta e Novanta hanno iniziato la propria vita lavorativa in un’epoca di grande crisi nei mercati di investimento, con un tasso di occupazione elevante e un incremento quasi impercettibile dei salari”.

Nel 2009 il tasso di disoccupazione degli USA arrivò vicinissimo al 10%: per un paese in via di sviluppo si tratta di una cifra ‘da sogno’, per un’economia super sviluppata come quella ‘a stelle e strisce’ si tratta di un dato estremamente negativo. Attualmente, sotto l’amministrazione Trump, la percentuale di persone senza lavoro è del 3.9%, dato perfino migliore di quelli registrati prima del ‘financial meltdown’. Negli USA, almeno a livello occupazionale, le cose stanno andando meglio rispetto a pochi anni fa.

Secondo uno studio condotto dalla ‘Student Loan Hero’ gli affitti, i prezzi delle case e le tasse universitarie sono aumentate più rapidamente dei redditi negli Stati Uniti. Insomma nonostante l’aumento dei salari registrato nel 1970 del 67%, i Millennials hanno dovuto affrontare al contempo un aumento sostanziale (e superiore in proporzione) dei costi della vita. Quindi risparmiare è diventato difficile. Non resta che sperare che il futuro prossimo riservi una svolta in tal senso a una generazione che, senza nessuna colpa, si è trovata a fronteggiare diversi problemi finanziari.