Il padrone è in ospedale ma il cane si rifiuta di abbandonarlo: ecco chi è l’Hachiko italiano (2 / 2)

Un giorno Ueno morì improvvisamente ed il cane, incapace di accettare la scomparsa dell’uomo, continuò a recarsi ogni giorno presso la stazione di Shibuya (dove era solito attendere il ritorno del suo padrone) per quasi dieci anni, attendendolo invano fino alla sua morte. La storia di Hachiko scatenò una tale commozione in Giapppone che venne eretta una statua dedicata al cane, fu proclamato un giorno di lutto nazionale alla sua morte ed alcune sue ossa furono sepolte accanto alla salma del professor Ueno.

Grazie alla magistrale interpretazione di Richard Gere nell’omonimo film, anche in Occidente Hachiko è diventato una vera e propria celebrità al punto tale che, quando qualcuno avvistò Leo seduto sul tappetino d’ingresso dell’ospedale di Tolmezzo (Udine), scattò immediatamente l’associazione logica. La fotografia del cane ha fatto in brevissimo tempo il giro dei social network venendo rimbalzata sui quotidiani friulani dapprima, nazionali poi. Eppure sulle prime nessuno sapeva a chi appartenesse l’animale, che pareva essere destinato ad attendere anch’egli in eterno un arrivo oramai impossibile appena fuori dall’ospedale.

Fortunatamente però in questo caso la storia non è stata così drammatica, poiché il padrone di Leo non stava morendo: aveva avuto bisogno di un ricovero che si era protratto per un paio di giorni, ma al termine di questi ultimi ha potuto finalmente uscire e ricongiungersi all’animale. Nel frattempo però era scattata una vera e propria corsa di solidarietà nei confronti del cane, con gli utenti del web che hanno dato il via ad un vero e proprio dibattito riguardo alla possibilità di andare ad aiutarlo. Ma almeno stavolta, tutto si è risolto in fretta e per il meglio.