“Giuro che mi è già successo!”, alcune teorie sulle cause dei déjà vu (1 / 2)

“Giuro che mi è già successo!”, alcune teorie sulle cause dei déjà vu

 

Nel corso della propria vita, la stragrande maggioranza delle persone che stanno leggendo questo articolo hanno avuto quella strana esperienza di essere sicure di aver già vissuto un determinato momento.

Tutto sembra quadrare: luoghi, posti e persone che la nostra memoria ricorda di aver ‘catturato’ in un passato indefinito.

Signori, questo si chiama ‘déjà vu’. Che in Francese vuol dire, molto semplicemente, ‘già visto’.

Quando ciò succede, ci iniziamo a farci quelle famose domande esistenziali sul ‘Matrix’ e sul fatto che forse la memoria universale ha avuto un ‘bug’ e si è rallentata di una frazione di secondo.

 

Ovviamente ci sono stati nel corso degli anni alcuni studi al riguardo. E’ stato stimato che una percentuale compresa tra due terzi e quattro quinti della popolazione mondiale almeno una volta ha avuto un ‘déjà vu’.

Insomma stiamo parlando di numeri altissimi che hanno spinto gli studiosi del cervello umani a trovare una spiegazione.

Al momento, però, siamo lontani dall’ottenere una risposta.

Alcuni hanno provato a spiegare che il tutto nasce nel lobo temporale mediale, la parte del cervello che ‘controlla’ la memoria a lungo termine.

Ma proprio per il fatto che si tratta di un fenomeno di brevissima intensità e che comunque che non capita a intervalli stabiliti rende difficile l’analisi della sua fenomenologia.

Insomma non si può né tracciare né registrare. Succede e basta. In più ‘va via’ quasi immediatamente. Bisognerebbe mantenere il proprio cervello collegato a una serie di strumenti che controllano l’attività cerebrale e sperare che questi ultimi registrino di fatto quello che succede quando il déjà vu ‘colpisce’. Ma possono passare mesi interi senza che si abbia un’esperienza di questo tipo, quindi il tutto è molto complicato.