Cannabis Light: lecita o proibita? Ecco da cosa dipende. (2 / 2)

<<Per i produttori italiani che lavorano a norma è semplice dimostrare di rientrare nella fattispecie prevista dalla legge 242/16, basta mantenere la trasparenza lungo la filiera. Qui a Favella riusciamo a mantenere l’intera filiera internamente, dall’acquisto della semente fino al confezionamento con il nostro brand di cannabis light RITUALE, lanciato sui social con l’hashtag #ritualecbd>>.

 

Quello che è chiaro è che si tratta di un settore molto complesso e di non semplice comprensione, prova ne è il fatto che per i commercianti diventa di fondamentale importanza trattare prodotti di aziende che si ritengono in grado di dimostrare di essere conformi alle regole imposte dalla legge. Ogni persona che maneggia questi prodotti dovrebbe domandarsi: chi me l’ha venduta può dimostrare di aver coltivato canapa industriale regolare partendo da semente certificata? Acquistare da un’azienda che non ha rispettato al 100% le direttive della legge 242/16 significa non potersi tutelare con questa legge, rischiando l’applicazione del Testo Unico sugli Stupefacenti. 

 

 

 

Non sono pochi i produttori che per uscire sul mercato con un prodotto più invitante agli occhi degli acquirenti utilizzano varietà non certificate e tecniche agronomiche non consentite dalla legge esponendo a diversi rischi commercianti che trattano questi prodotti e consumatori che li acquistano: la tracciabilità del prodotto è fondamentale per chiunque si ritrovi a maneggiarlo (produttori, intermediari, distributori, rivenditori, consumatori…). Un prodotto non proveniente da semente certificata non è coperto dalla legge 242/16 e diventa catalogabile come marijuana illegale. Attenzione !