Camilla muore a 9 anni: stava sciando con il papà, poi la tragedia (2 / 2)

A perdere la vita sulle piste sono soprattutto i maschi. “Ciò potrebbe sottendere – spiegano gli esperti dell’Iss – un atteggiamento più spavaldo degli uomini che molto più spesso delle donne tendono a superare il limite, assumendo condotte eccessivamente a rischio“.
I decessi – “circa una trentina”, secondo l’Iss – sono per la maggior parte riconducibili a malori. Più difficile quantificare il numero degli infortuni. “
Il più delle volte – riferisce l’Iss – l’incidente provoca una distorsione (42%) o una contusione (18%), nel 13% dei casi se ne esce con qualche frattura, nell’8% con ferite di vario genere e in un altro 8% il risultato è una lussazione“. 

 

Solamente in 1 caso su 4 l’infortunato, dopo essere stato soccorso e medicato, viene mandato a casa.
Nella maggioranza dei casi, quindi, c’è bisogno di ulteriori accertamenti medici. Le lesioni si differenziano a seconda dell’attrezzo utilizzato, che sia lo snowboard o gli sci. Le distorsioni sembrano essere la vera ‘dannazione’ degli sciatori: compaiono come diagnosi nello sci con una frequenza doppia rispetto a quanto fanno nel caso dello snowboard (36% contro il 18%). La frattura è invece l’infortunio più frequente che capita agli amanti dello snowboard: è riportata nel 24% dei casi mentre negli incidenti con gli sci la frattura viene diagnosticata solo nel 12% dei casi. 

 

Anche se gli adulti sono esentati dall’obbligo del casco, va rimarcato come l’uso del casco sia comunque una buona prassi a prescindere dall’età, in quanto la gran parte degli incidenti che come conseguenza hanno una lesione cranica o al volto si concentra tra i 15 e i 29 anni, età dove si verifica circa 1/3 del totale dei traumi cranici (51,2% contro il 18,3% degli infortuni cranio-facciali che accadono nella classe di età da 0 a 14 anni, ove accade circa il 15% degli infortuni).