Premio Joyce 2018, vince il libro di Helena Janeczek

Helena Janeczek ha guadagnato la prima posizione. Gli altri sono: Mimmo Parisi, al secondo posto; terzo Maurizio de Giovanni; quarto Nicholas Sparks e quinto, Paolo Giordano. L’evento si è chiuso sabato scorso nella Redazione del sito on line "Chitarre20".

Premio Joyce 2018, vince il libro di Helena Janeczek

Con afflato tempestivo, l’organizzazione del concorso letterario intestato a uno dei massimi rappresentanti della letteratura mondiale, quel James Joyce infilato nelle interrogazioni di mille scuole e nelle preparazioni di tanti studenti, ha chiuso la manifestazione prima che gli ombrelloni e i gelati al limone si appropriassero delle attenzioni dei lettori.

Oltre alle ovvie nomine dei libri in agone e ai loro autori, grande piacere ha suscitato il ringraziamento, indirizzato dal presentatore del Premio Joyce 2018, verso i lettori on line. Infatti, senza il loro apporto appassionato, vero e autentico carburante per gli eventi di questa tipologia, il confronto fra le opere immesse negli store risulterebbe meno frizzante.

Prima posizione. La definizione di romanziera super premiata di quest’anno letterario, è opinione della maggior parte dei frequentatori della carta stampata e non, trova sicuramente abbinamento con il nome di Helena Janeczek. Il suo libro tratta della ventisettenne Gerda Taro, prima fotoreporter caduta su un campo di scontro durante la guerra civile spagnola, nel 1937. Ovviamente, il libro – primo posto –  che nelle sue pagine ospita questa eroina e la sua epopea, è La ragazza con la Leica. Quest’ultimo oggetto presente nel titolo, ‘Leica’, segnala la cultura di un’epoca che, nel Novecento, mette insieme ricerca per migliorare gli apparecchi fotografici – appunto il ‘formato Leica’ presente ancora oggi – e l’emancipazione femminile rappresentata dalla protagonista.  Helena Janeczek è, va da se, la vincitrice del prestigioso Premio Strega 2018 e del Premio Bagutta 2018.

Seconda posizione. Al secondo posto vi è il libro intitolato Il figlio del drago, un testo non meno progressista della volontà del personaggio del libro vincente: l’autore, il cantautore bolognese Mimmo Parisi, ha voluto creare una metafora abitata dalle ultime tendenze riformatrici che la società pare voler cavalcare da qualche anno. Lo scrittore ha immaginato un centro urbano, piccolo e ridente, dove tutto appare scorrere come un fiume trasparente e placido. Insomma, è il luogo della democrazia. Non vi sono notabili a vita. Ma solo di passaggio e su base volontaristica. Tuttavia, una certa forma mentis che viaggia nell’inconscio collettivo, non permette che il disegno abbia la cornice definitiva.

Terza posizione. Il Premio Joyce 2018 ha premiato, al terzo posto, l’ambiente campano citato dallo scrittore Maurizio de Giovanni. Infatti, nella sua opera, Il purgatorio dell’angelo, è ricordata la spiaggia che si allunga nel mare di Posillipo. E, purtroppo, quello che è rinvenuto: il cadavere di un anziano prete.

Quarta posizione. Ogni respiro si situa al quarto posto. L’opera nasce dalla penna di Nicholas Sparks. La narrazione parla della terra d’Africa; il protagonista si chiama Tru Walls, e fa la guida nei safari. Il suo dramma ruota intorno al mistero dei suoi genitori.

Quarta posizione. Al quinto posto vi è Paolo Giordano. Del suo libro in concorso, Divorare il cielo,  «Sorprende […] la capacità di dare forma a un mondo con un linguaggio così esatto. Nulla, nel romanzo, suona fuori tono: testimonianza di un’operazione di raffinamento e spoliazione, di riduzione all’essenziale.» – Davide Casati, La Lettura – Corriere della Sera. Insomma,  a dieci anni da La solitudine dei numeri primi, questo scrittore continua a riscuotere una pronta attenzione.

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