Smartwatch, la Germania vieta la vendita di quelli destinati ai bambini

Il provvedimento, emanato dall'agenzia federale per le reti, vieterebbe la vendita degli smartwatch dedicati ai bambini in quanto utilizzati come strumento per spiare gli insegnanti nel corso delle lezioni, grazie al controllo remoto.

Smartwatch, la Germania vieta la vendita di quelli destinati ai bambini

Una delle tendenze di questi ultimi mesi è certamente rappresentata dal mondo degli smartwatch. Si tratta di particolari orologi che, sfruttando la connessione Bluetooth (o Wireless), possono collegarsi al proprio smartphone e divenire un’estensione dello stesso. Alcuni di questi orologi, poi, hanno alcune funzioni aggiuntive dettate dalla presenza di particolari moduli hardware (come ad esempio il GPS, oppure lo slot per l’inserimento di una SIM card).

Oltre al puro svago, è in espansione il mercato degli smartwatch destinati ai bambini. Lo scopo di questa particolare variante degli orologi intelligenti è molto semplice da comprendere: mediante uno smartwatch realizzato ad hoc, un genitore può controllare in ogni momento il proprio bambino a distanza, utilizzando un obiettivo integrato, oppure il sistema GPS. Tuttavia, pare che un sistema del genere (sebbene sia effettivamente utile) venga utilizzato a fini di spionaggio.

Proprio per questo motivo, in Germania, l’agenzia federale tedesca per le reti (il Bundesnetagentur) avrebbe ufficialmente vietato la vendita di questi prodotti, invitando nel contempo tutti coloro che ne avessero acquistato uno a distruggerlo immediatamente. Le maggiori preoccupazioni dell’ente tedesco sono rivolte principalmente al settore scolastico: gli smartwatch che posseggono una fotocamera potrebbero essere utilizzati per spiare i professori nel corso delle lezioni, compiendo un duro attacco alla privacy.

Analizzando a fondo la questione, emerge un altro dettaglio preoccupante: il mondo IoT, del quale gli smartwatch fanno parte, sarebbe carente di regolazioni legislative. La gravità della questione è presto spiegata: un produttore potrebbe tranquillamente immettere sul mercato un dispositivo realizzato per scopi senza dubbio utili ma che, per un motivo o per un altro, si rivelerebbe carente da un punto di vista della tutela della privacy.

Tra l’altro, sarebbe da aprire un’altra discussione attorno al tema della geolocalizzazione integrata. Se da una parte per un genitore è estremamente utile conoscere la posizione del proprio figlio in tempo reale, ciò è nel contempo un rischio visto che malintenzionati potrebbero accedere a tali dati confidenziali. Proprio per questo motivo la Germania, oltre al divieto di vendita sopracitato, avrebbe sollecitato l’Unione Europea allo sviluppo di nuove norme volte a tutelare al meglio la privacy dell’utente, specie se riguarda i più piccoli.

Non è la prima volta che lo stesso ente tedesco si trova costretto ad adottare un provvedimento di queste dimensioni: lo scorso Febbraio, infatti, fu ritirata dal mercato la bambola Cayla, un giocattolo che, a detta dell’ente tedesco, sarebbe stata un potenziale strumento di spionaggio da parte di malintenzionati. 

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