Microsoft brevetta la possibilità di controllare il computer col potere della mente

Questo lo scenario che emerge da 4 brevetti, depositati a Maggio (ma pubblicati solo di recente) ad opera dei ricercatori che si occupano dello sviluppo del visore Hololens (realtà aumentata/mista), e dei computer Surface.

Microsoft brevetta la possibilità di controllare il computer col potere della mente

Ultimamente, la massima espressione dell’interazione uomo-macchina si è raggiunta grazie ai comandi vocali, ed al conseguente ricorso agli assistenti virtuali (non sempre impeccabili). Tuttavia, questo scenario, ancorché molto avanzato (ricordiamo com’era la prima interfaccia, a riga di comando, del DOS), potrebbe presto rappresentare il passato remoto, almeno stando a ben 4 brevetti depositati di recente dai team Microsoft che si occupano di Surface e degli Hololens.

Il portale MSPoweruser, da sempre attento alle questioni Redmondiane, ha spulciato tra gli ultimi brevetti pubblicati dal WIPO, l’organizzazione mondiale che tutela la proprietà intellettuale, e ne ha trovati ben 4, depositati a Maggio dai ricercatori che si occupano (sotto Alex Kipman) degli occhiali a realtà aumentata “Hololens” e dei computer/tablet/ibridi dell’elegante gamma Surface.

Il primo dei brevetti in questione (“Changing an application state using neurological data”) riguarda il controllo delle applicazioni di terze parti, ottenibile semplicemente con degli impulsi mentali: in pratica, basterà concepire il pensiero “cambia canzone” perché il player multimediale esegua il comando, “cambiando disco”.

Al sistema operativo, anche se con una sorta di evoluzione di quanto già visto nel precedente, si rivolge il secondo dei brevetti scovati e solo di recente pubblicati dal WIPO (“Continuous motion controls operable using neurological data”): in questo caso, si tratta di leggere (con un apposito casco, un visore, una fascia smart attorno al capo, o degli inserti hardware?) i parametri neurologici generati nel mentre si esegue una certa gesture, ad esempio volgere il polso, per ottenere la variazione di un parametro, tipo il volume o la luminosità, su un device.

Se ancora lo scenario non vi sembra prossimo a quanto visto fare dal Professor X (interpretato, nella saga X-Men, dal bravissimo Patrick Stewart), è il caso di passare al terzo brevetto (“Modifying the modality of a computing device based upon a user brain’s activity”) in base al quale i parametri biologici in generale, o relativi all’attività cerebrale nello specifico, potrebbero influenzare il modo in cui si presenta l’interfaccia utente, un po’ come la “modalità tablet” che scatta quando Windows 10 è eseguito non su un PC ma, piuttosto, su un tablet o un ibrido.

L’ultimo brevetto attenzionato dai colleghi di MSPoweruser (“Modifying a user interface based upon a user’s brain activity and gaze”) risulta essere il più vicino all’applicazione pratica, visto che presuppone l’impiego di un visore tipo Hololens al quale andrebbero solo applicati degli elettrodi per il rilevamento dell’attività cerebrale: in questo caso, un simile device, una volta indossato, permetterebbe all’utente di mettere a fuoco, o evidenziare, sotto il solo impulso del pensiero, gli oggetti inquadrai dal visore. Una sorta di evoluzione, ma molto più potenziata, di quanto visto agli albori col Kinect di Xbox.

Ovviamente, non è detto che tali brevetti vengano mutati in realtà ma, di certo, rappresentano la direzione intrapresa, già molto tempo fa, dalla Microsoft nel percorso all’evoluzione delle interfacce uomo-macchina

Continua a leggere su Fidelity News