Ecco la città del futuro, con strade autoriparanti, edifici dinamici, ed auto smart biodegradabili

Ultimamente, il mondo dell'hi-tech sta sfornando sempre più novità in merito ai materiali da costruzione, alla mobilità, all'automotive, ed alla progettazione urbana: proviamo ad assemblare il tutto immanginandone una risultante "città del futuro".

Ecco la città del futuro, con strade autoriparanti, edifici dinamici, ed auto smart biodegradabili

In questa fase finale dell’anno, un po’ tutti ci sentiamo futurologi e, quindi, perché non dilettarci nell’immaginare la città e la mobilità del domani, grazie alle ultime innovazioni emerse nell’ingegneria dei materiali, nell’automotive, e nell’architettura urbana?

Solo in Italia, si calcola che vi siano 185 mila km di strade, divise tra quelle di interesse regionale, nazionale, ed autostradale: calcolarne i costi di manutenzione, quindi, è piuttosto facile. Per arginare questo problema, l’italiana Iterchimica (sede nel bergamasco) ha brevettato un supermodificante capace di raddoppiare il ciclo di vita di una strada.

Il tutto è stato ottenuto grazie ad un materiale di nuova concezione che, tra gli additivi, annovera la giusta quantità (stabilita grazie al Politecnico di Milano) di grafene, un materiale rinomato per duttilità, flessibilità, e resistenza: si calcola che un manto stradale, ricoperto con il supermodificante in oggetto, sarebbe capace di durare 12-14 anni, contro i 7 di un asfalto comune, prima che sia necessario rimettervi mano, per le manutenzioni di routine. Iterchimica ha spiegato d’essere già pronta (in virtù di un accordo stretto con l’italiana Directa Plus, tra i leader mondiali per i prodotti graphene based) alla produzione su larga scala del supermodificante brevettato, a base dell’allotropo di carbonio, e che attende solo le manifestazioni d’interesse delle amministrazioni locali, dell’Anas, e dei grandi gruppi industriali.

Su queste strade, magari anche dotate di segnaletica smart, in attesa dei veicoli volanti e dei trasporti sotterranei sognati da Musk (con la sua “The Boring Company”), circoleranno ancora le auto. Saranno le stesse di oggi? Su questo punto si è pronunciata la Continental (sì, quella degli pneumatici), con un prototipo di Bee (Balanced Economy and Ecology mobility concept), una city car alquanto singolare: l’abitacolo di quest’ultima, infatti, si adatta a seconda dei gusti e delle esigenze del proprietario (in logica di accessibilità, dal cofano fuoriesce una passerella, con l’auto che si abbassa per far salire il conducente in sedia a rotelle), e del suo ospite (prevede due posti, con sedili in fila), mentre la sua propulsione, elettrica, le garantisce 350 km/h di autonomia con una ricarica, ed una velocità massima di 60 km/h. Dotata di ruote mobili, la Bee è capace di far manovra ruotando su se stessa, anche in spazi angusti, ed è programmata (una volta “convocata” tramite app per smartphone) per viaggiare in “sciami”, con altri veicoli simili, in grado di comunicare tra loro tramite i finestrini, sostituiti da pannelli 3D (come fossero degli schermi). 

Oltre ad essere smart, le auto del futuro, saranno anche “biodegradabili”. Almeno è quello che pensano alcuni studenti del Eindhoven University of Technology che, come già accennato in passato, hanno realizzato Lina, un’auto elettrica (2 motori a corrente continua – con batterie a litio – capaci di una potenza di 8kW), capace di trasportare 4 persone ad una velocità massima di 80 km/h, all’interno di un abitacolo leggero (290 kg) e sufficientemente sicuro (se supportato da alcuni elementi ancora non biodegradabili, come le ruote e le sospensioni), realizzato con una particolare plastica che unisce la barbabietola da zucchero (in struttura a nido d’ape) a 2 veli di lino (davanti e dietro). 

Dalle auto del futuro, si potrà scorgere uno scenario decisamente futuristico, mai uguale a se stesso, grazie agli edifici realizzati secondo i canoni della Dynamic Architecture, che prevede abitati non statici ma in continuo divenire. A realizzarne uno, entro il 2020, ovviamente a Dubai, sarà l’archistar David Fisher, che ha in mente di edificare una torre di oltre 400 metri, fatta da 80 appartamenti in grado di ruotare su se stessi (al solo ricevimento di un comando vocale), in modo da accompagnare la posizione del sole, o la direzione del vento (grazie a turbine eoliche inserite tra un piano all’altro, la torre in questione – dotata anche di pannelli solari – sarà autonoma energeticamente), e garantire – nel contempo – anche paesaggi sempre nuovi. 

Gli appartamenti della “Torre di Fischer” saranno realizzati secondo processi industriali, in fibra di carbonio, alluminio, e acciaio, in modo da accontentare i desiderata dei facoltosi (30 milioni di dollari il prezzo unitario) inquilini: una volta terminati, verranno portati in loco e montati su una struttura portante in cemento armato, nella quale verranno accluse scale, ascensori, ed i dispositivi per il movimento dei medesimi. 

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