Class action USA getta dubbi sull’affidabilità dei fitness tracker

Un trend del momento è quello dei dispositivi che si propongono di misurare i nostri progressi nel fitness quotidiano. Ma sono davvero affidabili? Una class action promossa negli USA contro un fitness tracker di grido getterebbe diversi dubbi a riguardo.

Class action USA getta dubbi sull’affidabilità dei fitness tracker

Praticamente ogni giorno la cronaca tecnologia rende conto dell’uscita di un device indossabile destinato a monitorare i progressi delle nostre attività fisiche. Oltre ai dispositivi in questione noti come “fitness tracker”, sono circa 165 mila le app (solo citando quelle in lingua inglese) in rete che si propongono di monitorare parametri come i passi compiuti, le ore di sonno fatte, le calorie bruciate, ed i battiti del cuore. Ebbene, la fiducia che riponiamo in queste tecnologie potrebbe NON essere ben riposta: lo conferma una class action promossa, negli USA, contro alcuni fitness tracker accusati di essere inaccurati

Nello specifico, l’episodio cui ci riferiamo è stato notiziato qualche giorno fa dal New York Times. Secondo il prestigioso quotidiano della Grande Mela, alcuni utenti americani avrebbero promosso una class action contro i fitness tracker della Fitbit, la società che, assieme alla Polar, si divide (grosso modo) l’appetitoso mercato delle tecnologie di monitoraggio indossabili. 

La critica promossa dagli utenti riguarderebbe, in particolare, la funzione “PurePulse” che si occupa di registrare il numero delle pulsazioni degli utenti: secondo questi ultimi, le misurazioni di questo tool sarebbero inaccurate, con potenziali conseguenze mediche

Per motivare tale accusa, i consumatori americani avrebbero commissionato uno studio alla “California State Polytechnic University” in modo da valutare accuratamente quanto i fitness tracker cardiaci di Fitbit fossero accurati: lo studio in questione è stato condotto su 43 sportivi ed ha rivelato che i fitness tracker dell’azienda incriminata sarebbero attendibili quando le misurazioni verrebbero eseguite in condizioni di riposo o di moderato sforzo fisico. Quando, invece, ci si cimeterebbe in esercizi più seri e pesanti, il misuratore registrerebbe un discostamento anche di 20 battiti per minuto rispetto ai valori reali registrati dai misuratori professionali (ad esempio, dei medici). Va precisato, poi, che un precedente studio – questo apparso su “Medicine & Science in Sports & Exercise” – aveva gettato più di qualche dubbio anche sulle funzioni, di conteggio delle calorie e dei passi fatti, presenti in alcuni dei fitness tracker più diffusi.

La risposta di FitBit è arrivata a stretto giro di boa. L’azienda coinvolta dalla critica degli utenti ha rigettato ogni addebito spiegando che si tratta di un tentativo di screditate l’azienda e di confondere i consumatori con false evidenze scientifiche basate su campioni troppo esigui (appunto, i 43 sportivi di cui sopra). Fatto sta che la domanda di class action è stata presentata e che si andrà per cause legali.

E voi, nonostante la class action promossa contro FitBit per i suoi fitness tracker considerati “inaccurati”, vi fidate ancora dei fitness tracker? E che riscontro ne avete avuto per parte vostra?

 

 

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