"The Quiet Man": un’adventure inquietante per storia e resa del prodotto

"The Quiet Man", seppur sia prodotto da Square Enix (già questo è inspiegabile), risulta un gioco adventure molto carente, nella storia di un uomo che di quieto non ha nulla, in cui anche l'audio ed il resto latitano non poco.

"The Quiet Man": un’adventure inquietante per storia e resa del prodotto

The Quiet Man” è l’ultima produzione di Square Enix, ed è venduta nelle versioni per PC e Playstation 4: già a vedere i primi passi del gioco, ci si chiede perché una così importante casa videoludica, produttrice di decine di capolavori, a partire dalla saga di Final Fantasy, si sminuisca al punto di dare spazio ad un gioco che in pochi istanti mostra tutti i suoi lati deboli ed una sconcertante progettazione.

Partiamo da quello che non c’era: il gioco all’inizio era senza audio: in molti hanno pensato che fosse un bug del gioco, ed hanno rilasciato molte proteste sulle mail e sui forum del titolo per l’assoluta mutezza del gioco. No, non era un errore: “The Quiet Man” non aveva proprio nessun effetto sonoro e musica, era già scritto nella descrizione del prodotto. Una patch molto modesta, successivamente, ha introdotto solamente qualche effetto sonoro.

L’idea era quella di mettere il giocatore nelle condizioni di cercare di interpretare i dialoghi dei personaggi che si incontrano con un certo sesto senso, senza l’udito. La principale proposta del gioco, originale, crolla su una resa pessima degli incontri con le altre entità, che farfugliano a caso, con il protagonista, Dane, estraneo al contesto sia per estetica che per resa del gioco e con delle inquadrature pessime.

In effetti, “The Quiet Man” dovrebbe essere quasi un film, ma c’è anche una parte dove il giocatore diventa protagonista, specie nei combattimenti. Al primo, secondo e terzo incontro con gruppi di inquietanti sicari, ci si rende conto di avere a disposizione una buona varietà di pugni, calci, e colpi speciali. Qualcosa di buono, finalmente? No: dal quarto combattimento si comprende che tutto è estremamente ripetitivo, con gruppi di nemici sempre uguali e, di conseguenza, con colpi sempre identici da sferrare.

Arriviamo ai boss di fine livello, che segnano la fine di ogni capitolo: quando li si affronta, non si capisce proprio perché alcuni colpi vadano a segno ed altri, anche migliori dei precedenti, vanno a vuoto. Una valanga di bug e glitch mina la credibilità dei mostri finali, mandando nello sconforto e nella confusione il giocatore. Colpire a casaccio è la soluzione migliore per sconfiggere questi avversari.

A non far mancare nulla (di negativo), i programmatori hanno inglobato il tutto in una storia sciatta e banale, senza effetti speciali e con un finale totalmente incomprensibile, che mischia più elementi di sequenze finali di altri videogames in un calderone incompressibile, fuori contesto, a tratti razzista, e che fa ridere per non piangere. Il pilastro della storia in un adventure crolla sotto lievi folate di vento e su una banalità sconcertante.

Visto che quando si arriva a trenta si fa trentuno, ecco il capitolo grafico: di buono (è già qualcosa per “The Quiet Man”!) c’è una certa completezza di elementi caratterizzanti, realizzati però con texture discutibili ed imprecise per il giorno d’oggi. Quanto a durata, il gioco vale pochissimo, considerando che dopo poco ci si potrebbe spazientire per la banalità che oscura il sole di eventuali elementi postivi. Nonostante il prezzo molto basso, farete meglio a non acquistare “The Quiet Man”, sebbene questo si sarà compreso ben prima di questo paragrafo conclusivo.

Continua a leggere su Fidelity News