"Graveyard Keeper": anche il cimitero è sotto il tuo controllo

Grottesco o pazzo, "Graveyard Keeper" di serio ha solo la gestione "manageriale" di un cimitero medievale, nelle mani del giocatore. Tutto il resto di quello che avviene è fuori di testa, anzi, fuori dalla tomba!

"Graveyard Keeper": anche il cimitero è sotto il tuo controllo

Graveyard Keeper” ha tutti i santi crismi (dell’unzione estrema, visto il contesto) di uno dei giochi più pazzi e folli del 2018. Sviluppato da Lazy Bear Games, gira su PC e su Xbox One, e rappresenta un titolo identificabile come un gioco gestionale, con elementi di simulazione di raccolta di elementi e di gioco di ruolo.

Per essere così pazzo, “Graveyard Keeper” parte ovviamente dalle fondamenta: dovrete gestire le sorti di un cimitero medievale. Da uomo degli anni moderni, sarete investito sulla strada da una vettura e risorgerete da non morto, chiamato ad avere in mano le redini di questo luogo di mille anni prima. Quello che è facile comprendere subito è che in questo camposanto non accadrà nulla di normale.

Il giocatore avrà a disposizione una griglia con i vari lotti di terreno e su questi dovranno essere costruite le singole sepolture dei corpi che giungeranno al cimitero, sui quali, uno dei tanti aspetti e ramificazioni di “Graveyard Keeper”, si dovrà eseguire le autopsie per ottenere parti di corpo da usare come macabro cibo da vendere alle sagre locali o per l’uso “scientifico” da parte di alchimisti e negromanti.

Raccogliere tutto ciò che si può, dalle pale agli altri strumenti di lavoro, dalle monete alle rocce, fa parte del farming simulator e tutto ciò ritorna sempre utile alla lunga, anche perché non ci sono sconti da ottenere: il susseguirsi degli eventi del gioco è incalzante, troppo, e se non si tiene a mente tutto ciò che c’è da fare, c’è il rischio di andare piano piano verso la crisi ed il caos della vostra gestione, che potrà sconfinare fino al fallimento della partita, per poi ricominciare tutto da capo.

Già, perché le operazioni di scambio, commercio e le transizioni non si risolvono semplicemente con un pulsante, ma con la fase di gioco di ruolo che vi vedrà protagonisti con il vostro personaggio sin dalle prime fasi della partita. Dovrete muovervi dal cimitero al villaggio, procurarvi il cibo, risolvere missioni, trovare rimedi esterni ai problemi che affliggono costantemente il luogo che dovrebbe essere di eterno riposo.

Invece i morti prendono forma, risorgono ed il vostro compito sarà quello di riportarli all’ordine, dentro la loro bara e la lapide a loro assegnata, con tutti i metodi, anche i più strampalati. Le risate (macabre o surreali) non mancheranno, come la voce di un teschio parlante di stampo amletico che vi conduce dall’inizio alla fine di “Graveyard Keeper”.

Il paradosso di cui vive il gioco è costante e fortemente penalizzante: le cose da fare sono tantissime in un ritmo che però è molto lento, l’avanzamento ed il progresso faticano a scorgersi, si gioca delle ore per avanzare a piccoli passi, pur operando tanto e compiendo molte operazioni. Anche perché in “Graveyard Keeper” non tutti i comandi sono chiari, comprenderli non è semplice, anche per la mancanza di una guida e di istruzioni da apprendere. Con il passare del tempo il divertimento demenziale rischia di sfociare in lungaggine e macchinosità.

Il comparto tecnico, infine. “Graveyard Keeper” vive di una grafica semplice, con una visione bidimensionale dall’alto che è abbastanza chiara, per niente elaborata e di semplice interpretazione, a differenza del sistema dei comandi. Il sonoro è dominato da colonne sonore ed effetti speciali ad hoc, con la voce del teschio che echeggia in ogni quando.

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